2013-11-06 18:21:03

Il Censis: in Italia si diffonde l'altruismo nonostante la crisi, ad ispirarlo è Papa Francesco


In Italia aumenta la voglia di altruismo. Gli italiani ritrovano l’interesse per la spiritualità, vogliono pensare positivo, ma soprattutto cercano di essere più di sostegno per gli altri. La ricerca condotta dal Censis: “I valori degli italiani 2013. Il ritorno del pendolo”, presentata a Roma, sottolinea che nella penisola si sta diffondendo quello che viene definito una sorta di “papafrancescanesimo”, ossia il desiderio di aiutare chi è in difficoltà, nonostante la crisi economica che, spiega la ricerca, preoccupa, ma non fa disperare le persone. Francesca Sabatinelli ha intervistato Patrizia Catellani, professore ordinario di Psicologia Sociale presso l'Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Di fronte ad una grossa crisi, come quella che mi sembra gli italiani stiano attraversando, di fiducia nelle istituzioni, e non solo, di grande insicurezza economica, e insicurezza in senso lato, di fronte a tutto questo, una figura come quella di Papa Francesco, che indubbiamente suscita un’immediata affinità, ispira sicuramente grande fiducia. Credo che questo contribuisca al fatto che venga seguito quello che da lui viene detto. Rispetto a questo atteggiamento degli italiani che si dichiarano disponibili ad aiutare gli altri, che trovano e dicono di trovare più piacere nell’aiutare gli altri piuttosto che fare attività volte al loro benessere individuale, mi sembra di vedere in questo un po’ l’espressione di un modello che in generale è in crisi. Pensavo ad alcuni modelli economici che ipotizzano che se tutti seguono il loro interesse individuale, possa essere risolto anche il problema del benessere di tutti. Questi modelli sembrano ora contrarre un po’ la corda, perché sembra che non sia così: evidentemente, il perseguire solamente il proprio interesse, anche dal punto di vista economico, non sembra portare ad un benessere di tutti. Credo che ci sia una grande delusione, da questo punto di vista, e anche molta sfiducia rispetto a questi modelli in una situazione e, in un quadro in cui le figure di leader italiani sono state messe molto in discussione, quella del Papa è una figura che si è stagliata immediatamente vicino alle persone.

D. – Ciò che ad una prima lettura può sembrare abbastanza singolare, è che questo altruismo si riveli in un momento di grave crisi economica per il Paese, di grave crisi degli italiani …

R. – Sicuramente c’è un aspetto di desiderio, forse, di stare meglio tutti. Da un alto c’è anche il consumismo che evidentemente ha portato ad accorgersi che c’è una delusione nell’acquisto continuo; dall’altro è indubbio che l’italiano è in crisi, e che dovendo ridurre i suoi consumi forse ritrova il gusto di alcune cose, di alcune attività, di valori più immateriali ma anche più facili da perseguire. Io penso che in questo le persone ritrovino il gusto anche dello stare insieme, di un ritorno a valori essenziali …

D. – Vuol dire che questo altruismo è un valore ritrovato, che faceva parte della cultura della società italiana …

R. – Sì. Certo, occorre fare attenzione alle risposte date dagli intervistati, perché sicuramente è meglio dire che si è altruisti piuttosto che no, quindi teniamo conto di questo. Però, quello che lei diceva è importante, e cioè: il valore che sicuramente è tipico e caratteristico della società italiana, è quello dell’aiutarsi tra vicini, intesi come famiglia, ma anche come nucleo un po’ più allargato. Però, studiando i valori, i valori degli italiani, e confrontandoli con i valori di altri Paesi, sia europei che non, forse in Italia c’è molto quello che viene denominato in genere “della benevolenza”, ossia del voler bene ai vicini, e andrebbe più sviluppato il valore che in genere chiamiamo “dell’universalismo”, e cioè del voler bene anche ai lontani. Penso che se gli italiani ritroveranno anche un po’ più di tranquillità e di sicurezza economica e il senso del poter ricominciare, allora anche questo desiderio di essere aperti agli altri dovrebbe allargarsi un po’ di più anche a coloro che non sono famigliari ma che ugualmente sono il nostro prossimo.

D. – Quindi, l’italiano in questo momento riscopre il valore dell’altruismo anche per un proprio bisogno, cioè avvicinarsi agli affetti più prossimi, perché comunque fanno rete. Tutto questo dovrebbe portare l’italiano anche oltre, verso chi è più lontano, penso ad esempio al rapporto con gli immigrati …

R. – Esatto: io penso proprio questo. In realtà, per poter guardare più lontano, ci devono però essere più sicurezza e tranquillità. Nella cerchia dei valori dei vari Paesi, effettivamente noi siamo alti nel valore della benevolenza per i vicini e meno nel valore della benevolenza per i lontani. Ecco: io credo che quella sia una delle direzioni da sviluppare.







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