Il Censis: in Italia si diffonde l'altruismo nonostante la crisi, ad ispirarlo è Papa
Francesco
In Italia aumenta la voglia di altruismo. Gli italiani ritrovano l’interesse per la
spiritualità, vogliono pensare positivo, ma soprattutto cercano di essere più di sostegno
per gli altri. La ricerca condotta dal Censis: “I valori degli italiani 2013. Il ritorno
del pendolo”, presentata a Roma, sottolinea che nella penisola si sta diffondendo
quello che viene definito una sorta di “papafrancescanesimo”, ossia il desiderio di
aiutare chi è in difficoltà, nonostante la crisi economica che, spiega la ricerca,
preoccupa, ma non fa disperare le persone. Francesca Sabatinelli ha intervistato
Patrizia Catellani, professore ordinario di Psicologia Sociale presso l'Università
Cattolica di Milano:
R. – Di fronte
ad una grossa crisi, come quella che mi sembra gli italiani stiano attraversando,
di fiducia nelle istituzioni, e non solo, di grande insicurezza economica, e insicurezza
in senso lato, di fronte a tutto questo, una figura come quella di Papa Francesco,
che indubbiamente suscita un’immediata affinità, ispira sicuramente grande fiducia.
Credo che questo contribuisca al fatto che venga seguito quello che da lui viene detto.
Rispetto a questo atteggiamento degli italiani che si dichiarano disponibili ad aiutare
gli altri, che trovano e dicono di trovare più piacere nell’aiutare gli altri piuttosto
che fare attività volte al loro benessere individuale, mi sembra di vedere in questo
un po’ l’espressione di un modello che in generale è in crisi. Pensavo ad alcuni modelli
economici che ipotizzano che se tutti seguono il loro interesse individuale, possa
essere risolto anche il problema del benessere di tutti. Questi modelli sembrano ora
contrarre un po’ la corda, perché sembra che non sia così: evidentemente, il perseguire
solamente il proprio interesse, anche dal punto di vista economico, non sembra portare
ad un benessere di tutti. Credo che ci sia una grande delusione, da questo punto di
vista, e anche molta sfiducia rispetto a questi modelli in una situazione e, in un
quadro in cui le figure di leader italiani sono state messe molto in discussione,
quella del Papa è una figura che si è stagliata immediatamente vicino alle persone.
D.
– Ciò che ad una prima lettura può sembrare abbastanza singolare, è che questo altruismo
si riveli in un momento di grave crisi economica per il Paese, di grave crisi degli
italiani …
R. – Sicuramente c’è un aspetto di desiderio, forse, di stare meglio
tutti. Da un alto c’è anche il consumismo che evidentemente ha portato ad accorgersi
che c’è una delusione nell’acquisto continuo; dall’altro è indubbio che l’italiano
è in crisi, e che dovendo ridurre i suoi consumi forse ritrova il gusto di alcune
cose, di alcune attività, di valori più immateriali ma anche più facili da perseguire.
Io penso che in questo le persone ritrovino il gusto anche dello stare insieme, di
un ritorno a valori essenziali …
D. – Vuol dire che questo altruismo è un valore
ritrovato, che faceva parte della cultura della società italiana …
R. – Sì.
Certo, occorre fare attenzione alle risposte date dagli intervistati, perché sicuramente
è meglio dire che si è altruisti piuttosto che no, quindi teniamo conto di questo.
Però, quello che lei diceva è importante, e cioè: il valore che sicuramente è tipico
e caratteristico della società italiana, è quello dell’aiutarsi tra vicini, intesi
come famiglia, ma anche come nucleo un po’ più allargato. Però, studiando i valori,
i valori degli italiani, e confrontandoli con i valori di altri Paesi, sia europei
che non, forse in Italia c’è molto quello che viene denominato in genere “della benevolenza”,
ossia del voler bene ai vicini, e andrebbe più sviluppato il valore che in genere
chiamiamo “dell’universalismo”, e cioè del voler bene anche ai lontani. Penso che
se gli italiani ritroveranno anche un po’ più di tranquillità e di sicurezza economica
e il senso del poter ricominciare, allora anche questo desiderio di essere aperti
agli altri dovrebbe allargarsi un po’ di più anche a coloro che non sono famigliari
ma che ugualmente sono il nostro prossimo.
D. – Quindi, l’italiano in questo
momento riscopre il valore dell’altruismo anche per un proprio bisogno, cioè avvicinarsi
agli affetti più prossimi, perché comunque fanno rete. Tutto questo dovrebbe portare
l’italiano anche oltre, verso chi è più lontano, penso ad esempio al rapporto con
gli immigrati …
R. – Esatto: io penso proprio questo. In realtà, per poter
guardare più lontano, ci devono però essere più sicurezza e tranquillità. Nella cerchia
dei valori dei vari Paesi, effettivamente noi siamo alti nel valore della benevolenza
per i vicini e meno nel valore della benevolenza per i lontani. Ecco: io credo che
quella sia una delle direzioni da sviluppare.