2013-11-05 12:18:57

Pakistan: accusata di blasfemia, libera con l'aiuto di cristiani e musulmani


Una donna cristiana, accusata a torto di blasfemia da due studenti musulmani che affermavano di averla vista bruciare il Corano, si è salvata dalla pena di morte prevista per questo reato grazie alla collaborazione tra leader musulmani e attivisti cristiani. E’ successo in Pakistan, nella città di Faisalabad, dove la 50enne cristiana vittima delle false accuse si era appena trasferita prima di essere costretta a fuggire nel luogo segreto dove è tuttora nascosta con la sua famiglia, nel timori di ritorsioni. Secondo quanto riferisce l’agenzia di notizie AsiaNews, fondamentali per la risoluzione pacifica del caso sono stati l’intervento di un attivista cristiano e la collaborazione di un leader religioso musulmano, che insieme hanno dimostrato che le pagine bruciate, “non erano del Sacro Corano, ma di un libro di scuola in lingua araba”, finito nella spazzatura durante le pulizie della donna nella nuova casa. Dopo aver raccolto le prove della sua innocenza, l’attivista cristiano di Human Rights Defender Network ha avvicinato il leader islamico, appartenente al Comitato di pace della città, il quale ha offerto la propria collaborazione per analizzare i fatti e scagionare, davanti all'intera città, la famiglia cristiana dalle accuse. L’esperto islamico ha inoltre invitato i musulmani a "valutare bene i fatti", prima di lanciare pesanti accuse perché finiscono solo per "fomentare odio e divisioni". La vicenda presenta molte analogie con il caso, raccontato sempre da Asianews, di Philip Masih e della sua famiglia, incriminati senza motivo e scampati al processo grazie al contributo fondamentale di capi islamici e delle forze di polizia. Anche in quest’occasione la risoluzione pacifica della vicenda aveva impedito un'escalation della tensione, che spesso in passato, partendo da una vicenda di blasfemia, si era trasformata in attacchi contro intere comunità. (C.S.)







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