Centrafrica. 6mila sfollati nella cattedrale di Bouar: la testimonianza di un missionario
“Grazie a Dio, i combattimenti sono stati limitati nella zona dell’aeroporto” riferisce
all’agenzia Fides padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano, che si è recato
il 30 e 31 ottobre a Bouar, la città nel nord-ovest della Repubblica Centrafricana,
dove domenica 27 ottobre gli ex ribelli della coalizione Seleka sono stati attaccati
da alcuni gruppi spontanei di autodifesa chiamati “Antibalaka”. “Vi è poco di poco
politico in questa vicenda”- afferma il missionario - si tratta piuttosto della reazione
di persone disperare, che hanno visto le loro case bruciate, amici e familiari uccisi,
i loro beni rubati, e loro stessi impediti di muoversi liberamente”. A causa dei combattimenti
la popolazione ha cercato rifugio nelle parrocchie: Fatima, San Lorenzo (che ha accolto
1.400 persone) la cattedrale (più di 6.000 persone). La presenza della forza di pace
dei Paesi dell’Africa centrale (Fomac-Misca) ha impedito alle forze di Seleka di commettere
ritorsioni contro i civili, garantendo così la protezione degli sfollati. Padre Aurelio,
che è anche responsabile della Caritas di Bouar, ha partecipato ad una riunione con
le autorità locali e il comandante della Fomac, nel corso della quale il parroco della
cattedrale ha chiesto aiuto per far fronte alla situazione venutasi a creare nella
chiesa. Padre Aurelio ha poi visitato la cattedrale. “È impressionate vedere tutta
questa gente conservare la calma e allo stesso tempo darsi da fare” racconta il missionario.
“Ma rimane la preoccupazione di un ritorno a casa che non è privo di rischi”. I 6mila
sfollati sono assistiti “dai militari della Fomac, “dei gabonesi che fanno un lavoro
eccellente” sottolinea padre Aurelio. “Vi sono i volontari della Caritas parrocchiale
e di Giustizia e Pace che assicurano l’ordine, la sicurezza e l’igiene. C’è l’infaticabile
don Mirek, parroco e vicario generale. C’è un equipe di infermiere che con un medico
hanno creato un ospedale nella vecchia cattedrale”. “Al momento è importante che la
popolazione riprenda fiducia e torni nei propri quartieri. Ma per questo occorre che
le autorità riescano a organizzare delle ronde di vigilanza perché la situazione resti
tranquilla” conclude il missionario. (R.P.)