Siria. Dialogo difficile. Mons. Audo: aumentano fondamentalisti, cristiani primi obiettivi
Appare sempre più in salita la strada per la conferenza di Ginevra 2 sulla pace in
Siria, prevista in teoria per il 23 novembre. "Senza l'opposizione l'iniziativa non
potrà svolgersi", ha affermato ilmediatore internazionale, Brahimi, prima
di lasciare Damasco dopo quattro giorni di colloqui. E non c'è nessuna conferma, ha
ammesso, che il fronte anti-regime possa formare una delegazione unitaria. Intanto,
la piccola comunità cristiana continua ad essere presa di mira da gruppi fondamentalisti.
Delle prospettive negoziali e della situazione sul terreno Fausta Speranza
ha parlato con mons. Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei e presidente
di Caritas Siria:
R. - Penso che
sia necessaria una volontà internazionale a sostegno di questo incontro per arrivare
ad una soluzione per questa guerra, che ormai è una questione di livello internazionale;
si deve riuscire ad avere una volontà internazionale per trovare una strada di pace
e di riconciliazione. A questo incontro, sicuramente, dovrebbero essere presenti tutte
le parti in conflitto, il governo siriano e l’opposizione democratica libera da ogni
tipo di sostegno estero, soprattutto in armi e denaro. Questa è la visione.
D.
- Che cosa dire della situazione attuale del conflitto? Chi sono le parti coinvolte?
Si capisce chi sono?
R. - Diventa sempre più problematico. Si sa che ovviamente
c’è l’esercito e il governo, ma poi nello specifico dell’altra parte non si sa nulla.
Ci sono tanti gruppi, tante denominazioni che provocano veramente una grande confusione.
Anche noi siriani abbiamo difficoltà ad identificare le persone, scopriamo ora lotte
interne e questo è un segnale reale di manipolazione che proviene dall’esterno. Si
può dire in modo oggettivo.
D. - Forze fondamentaliste …
R. – Sì, ci
sono tanti fondamentalisti. Penso che dietro di loro ci siano forze che forniscono
il loro sostegno attraverso le armi per arrivare ad uno scopo preciso. Non si sa.
È veramente molto difficile identificarli perché non ci sono persone, nomi, comunicazioni
ufficiali. Hanno distrutto l’economia, le industrie, hanno paralizzato il Paese! E
tutto questo per arrivare a dominare, per arrivare al potere.
D. - Che dire
dei cristiani?
R. - I cristiani sono in prima linea. Come tutti i siriani,
hanno difficoltà di tipo economico e come gruppo di minoranza hanno ancora più difficoltà
perché sentono che il loro futuro è in pericolo. E questo è un dispiacere per la Chiesa!
Questa bella presenza storica, di tradizione, di capacità, diventa sempre più debole
e senza forze per poter continuare. Questa è una nostra tristezza.