Pace e serenità dalle parole del Papa al Verano: il commento della teologa Monica
Quirico
Il giorno della Commemorazione dei fedeli defunti è un'occasione per rinsaldare i
legami spirituali con i propri cari e con quanti hanno bisogno delle nostre preghiere.
La Chiesa ricorda che è possibile ottenere l'indulgenza plenaria per chi non è più
con noi. Un giorno per ravvivare la speranza, dunque, anche guardando al tramonto
della nostra vita, come ha ricordato il Papa, durante la Messa al Verano. Sulle parole
pronunciate ieri da Papa Francesco, Antonella Palermo ha sentito la prof.ssa
Monica Quirico, docente di teologia fondamentale presso la Facoltà Teologica
dell’Italia Settentrionale a Torino:
R. - Mi ha molto
colpito l’ancoraggio alla storia degli uomini, perché ha esordito dicendo: “Dobbiamo
pensare al futuro e a quelli che se sono andati e sono già là, nel Signore, e a quello
che ci aspetta”. Dunque, sempre questo legame con la nostra storia: noi che stiamo
qua, ma che dobbiamo tendere ad essere là. E poi questa bell’immagine di Dio che ci
porta per mano là: questa paternità di Dio che ci fa entrare nel cielo, grazie al
Sangue di Gesù Cristo. E poi ancora un’immagine sulla speranza: la speranza come àncora.
Ha ricordato l’immagine dei primi cristiani e dice: “Noi dobbiamo avere il cuore ancorato
là dove sono i nostri antenati, i santi, Gesù, Dio”. Questa immagine della speranza,
proprio molto significativa, come un lievito che fa allargare l’anima: questa distensione
dell’anima mi pare veramente un’idea che ti prende dentro, che ti prende proprio al
cuore, perché è una distensione che ci fa soprattutto pensare che è una grazia del
Signore. Il Signore che ci anticipa: non siamo noi che andiamo là, ma Lui ci prende
per mano e ci fa distendere, aprire questa anima.
D. – Papa Francesco ha offerto
un bel messaggio in un giorno particolarmente significativo per i fedeli …
R.
– Sì, c’è questa capacità del Papa, anche in giorni molto importanti, di essere molto
semplice: ha predicato la grazia, prima ancora di predicare un fare. E’ proprio questo
allargamento alla grazia di Dio. Questo mi sembra molto bello, non solo toccante dal
punto di vista sentimentale, ma molto profondo: ci dice dove dobbiamo andare. Un’altra
bella immagine è quello che ci ha detto sul nostro tramonto. Noi possiamo così - proprio
con questa speranza, con questo allargamento - pensare al nostro tramonto e questo
ci deve dare pace, però solo se di nuovo ci lasciamo - come dire - farci ricevere
dal Signore. Allora il nostro tramonto diventa una pace.
D. - A me fa pensare
anche ad una fecondità: questa speranza come lievito, che dilata l’animo mi fa pensare
davvero ad un nuovo inizio, ad una nuova creazione. E’ sicuramente molto consolante,
vero?
R. - Sicuramente, anche perché questo farci ricevere è farci ricevere
da Gesù Risorto. E quindi questa è la nuova creazione, la resurrezione è il nuovo
inizio, che è per sempre. E dunque non c’è più un ritorno indietro. Questo, in qualche
modo, dovrebbe farci pensare, dovrebbe veramente darci pace e serenità.