Il Papa all’Angelus: essere santi non è privilegio per pochi ma vocazione per tutti
Essere santi non è un privilegio di pochi, ma è una vocazione per tutti. Lo ha ricordato
Papa Francesco, all’Angelus in Piazza San Pietro, nella festa di Tutti i Santi. “Il
traguardo della nostra esistenza - ha detto - “non è la morte”, bensì il Paradiso.
Nell’occasione, il pensiero del Santo Padre è andato alla recente tragedia in Niger,
dove un centinaio di migranti sono morti nel deserto, tentando di raggiungere la vicina
Algeria. Il servizio di Giada Aquilino:
Non sono superuomini,
né sono nati perfetti. “Sono come ognuno di noi, sono persone che prima di raggiungere
la gloria del cielo hanno vissuto una vita normale, con gioie e dolori, fatiche e
speranze”. Così Papa Francesco ha parlato della figura dei Santi: gli “amici di Dio”,
li ha definiti, perché nella loro esistenza terrena hanno vissuto “in comunione profonda
con Dio”. È per questo che “nel volto dei fratelli più piccoli e disprezzati hanno
veduto il volto di Dio e ora lo contemplano faccia a faccia nella sua bellezza gloriosa”:
“Quando
hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni
o ipocrisie; hanno speso la loro vita al servizio degli altri, hanno sopportato sofferenze
e avversità senza odiare e rispondendo al male con il bene, diffondendo gioia e pace.
Questa è la vita dei Santi: persone che per l’amore di Dio non hanno fatto
la loro vita con condizioni a Dio; non sono stati ipocriti; hanno speso la loro vita
al servizio degli altri - servire il prossimo - e hanno sofferto tante avversità,
ma senza odiare. I Santi mai hanno odiato. Perché - ma capite bene questo, eh? - l’amore
è di Dio, ma l’odio da chi viene? Viene da Dio l’odio? No, viene dal diavolo! E i
Santi si sono allontanati dal diavolo”.
I Santi sono quindi uomini e donne
che “hanno la gioia nel cuore e la trasmettono agli altri”:
“Essere santi
non è un privilegio di pochi, come se qualcuno avesse avuto una grossa eredità. Tutti
noi abbiamo l’eredità di poter diventare Santi nel Battesimo. E’ una vocazione per
tutti. Tutti perciò siamo chiamati a camminare sulla via della santità, e questa via
ha un nome. La via che porta alla santità ha un nome, ha un volto: il volto di Gesù.
Lui ci insegna a diventare Santi: Gesù Cristo”.
Nel Vangelo, il Signore
“ci mostra la strada”, quella delle Beatitudini: “il Regno dei cieli - ha spiegato
il Pontefice - è per quanti non pongono la loro sicurezza nelle cose, ma nell’amore
di Dio; per quanti - ha proseguito - hanno un cuore semplice, umile, non presumono
di essere giusti e non giudicano gli altri, quanti sanno soffrire con chi soffre e
gioire con chi gioisce, non sono violenti ma - ha aggiunto - misericordiosi e cercano
di essere artefici di riconciliazione e di pace”. Quindi “è bella la santità. E’
una bella strada”:
“I Santi ci danno un messaggio in questa festa. Ci dicono:
fidatevi del Signore, perché il Signore non delude! Il Signore non delude mai! E’
un buon amico, sempre al nostro fianco. Non delude mai! Con la loro testimonianza
i Santi ci incoraggiano a non avere paura di andare controcorrente o di essere incompresi
e derisi quando parliamo di Lui e del Vangelo; ci dimostrano con la loro vita che
chi rimane fedele a Dio e alla sua Parola sperimenta già su questa terra il conforto
del suo amore e poi il ‘centuplo’ nell’eternità”.
In fondo, ha notato il
Santo Padre, questo “è ciò che speriamo e domandiamo al Signore per i nostri fratelli
e sorelle defunti”. “Con sapienza, la Chiesa ha posto in stretta sequenza la festa
di Tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti”. Alla
nostra preghiera di lode a Dio e di venerazione degli spiriti beati si unisce, ha
aggiunto il Papa, “l’orazione di suffragio per quanti ci hanno preceduto nel passaggio
da questo mondo alla vita eterna”. Quindi, dopo la preghiera mariana, ha ricordato
la Messa del pomeriggio al cimitero del Verano:
“Sarò unito spiritualmente
a quanti in questi giorni visitano i cimiteri, dove dormono coloro che ci hanno preceduti
nel segno della fede e attendono il giorno della risurrezione. In particolare, pregherò
per le vittime della violenza, specialmente per i cristiani che hanno perso la vita
a causa delle persecuzioni”.
Poi il pensiero all’ultima tragedia dell’immigrazione,
quella accaduta nei giorni scorsi nel deserto del Niger, dove persone che cercavano
una vita migliore sono invece morte in condizioni disperate. Forte si è levata la
preghiera del Papa:
“In modo speciale pregherò per quanti, fratelli e sorelle
nostri, uomini, donne e bambini, sono morti, assaliti dalla sete e dalla fame e dalla
fatica nel tragitto per raggiungere una condizione di vita migliore. In questi giorni
abbiamo visto nei giornali quell’immagine del crudele deserto”.
Infine,
nel rivolgersi ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro, il Pontefice ha salutato
i partecipanti alla Corsa dei Santi, organizzata dalla Fondazione Don Bosco
nel mondo. “San Paolo direbbe che tutta la vita del cristiano è una ‘corsa’ per conquistare
il premio della santità: voi - ha concluso - ci date un buon esempio”.