2013-10-31 14:51:15

Siria: sigillati i siti delle armi chimiche, rispettato accordo Usa-Russia


Il regime siriano ha rispettato la scadenza del 2 novembre per la prima fase dello smantellamento delle armi chimiche, previsto dall'accordo tra Stati Uniti e Russia sulla distruzione delle armi chimiche. L'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (Opac) ha annunciato che tutto l'arsenale di cui ha dato comunicazione il regime siriano è stato sigillato dagli ispettori. Al momento le armi e gli agenti chimici sotto controllo sono inutilizzabili, perché i sigilli "sono a prova di manomissione", ha sottolineato l'Opac. Si tratta di "1000 tonnellate di agenti chimici utilizzabili per preparare armi, e 290 tonnellate di armi chimiche", ha spiegato il portavoce Christian Chartier, aggiungendo che "queste armi e questi agenti resteranno nei loro siti, non siamo ancora alla fase di rimozione". L'Opac ha anche annunciato che tutte le attrezzature per la produzione delle armi chimiche in Siria sono state distrutte. Sul fronte politico si continua a lavorare in vista della Conferenza di pace Ginevra-2, anche se la scadenza del 23 novembre si avvicina, ma appare difficile portare intorno al tavolo una valida rappresentanza dell'opposizione siriana. Oggi la Russia ha fatto sapere che alla guida del Paese accetterebbe qualsiasi persona che abbia la fiducia del suo popolo. Il vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov ha spiegato che Mosca, "nel rispetto dei principi del diritto internazionale e della Carta Onu, non interferisce mai nella questioni interne di uno Stato sovrano. Accettiamo al posto di presidente siriano qualsiasi figura, se questa gode di un'adeguata fiducia da parte della popolazione", ha affermato. Intanto, un fotoreporter polacco, Marcin Suder, sequestrato lo scorso luglio, è riuscito a fuggire ed è già stato rimpatriato. Ne ha dato notizia il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, nel suo account su Twitter. Giornalista indipendente che collabora con diversi mezzi di informazioni, Suder era stato sequestrato il 24 luglio nella provincia di Idlib, nel nord-ovest della Siria, probabilmente da un gruppo islamista. Un commando di una quindicina di uomini armati e con il volto coperto lo aveva prelevato da un centro stampa nel villaggio di Saraqeb. Il rapimento non era mai stato rivendicato.







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