Siria: sigillati i siti delle armi chimiche, rispettato accordo Usa-Russia
Il regime siriano ha rispettato la scadenza del 2 novembre per la prima fase dello
smantellamento delle armi chimiche, previsto dall'accordo tra Stati Uniti e Russia
sulla distruzione delle armi chimiche. L'Organizzazione per la Proibizione delle Armi
Chimiche (Opac) ha annunciato che tutto l'arsenale di cui ha dato comunicazione il
regime siriano è stato sigillato dagli ispettori. Al momento le armi e gli agenti
chimici sotto controllo sono inutilizzabili, perché i sigilli "sono a prova di manomissione",
ha sottolineato l'Opac. Si tratta di "1000 tonnellate di agenti chimici utilizzabili
per preparare armi, e 290 tonnellate di armi chimiche", ha spiegato il portavoce Christian
Chartier, aggiungendo che "queste armi e questi agenti resteranno nei loro siti, non
siamo ancora alla fase di rimozione". L'Opac ha anche annunciato che tutte le attrezzature
per la produzione delle armi chimiche in Siria sono state distrutte. Sul fronte politico
si continua a lavorare in vista della Conferenza di pace Ginevra-2, anche se la scadenza
del 23 novembre si avvicina, ma appare difficile portare intorno al tavolo una valida
rappresentanza dell'opposizione siriana. Oggi la Russia ha fatto sapere che alla guida
del Paese accetterebbe qualsiasi persona che abbia la fiducia del suo popolo. Il vice
ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov ha spiegato che Mosca, "nel rispetto dei principi
del diritto internazionale e della Carta Onu, non interferisce mai nella questioni
interne di uno Stato sovrano. Accettiamo al posto di presidente siriano qualsiasi
figura, se questa gode di un'adeguata fiducia da parte della popolazione", ha affermato.
Intanto, un fotoreporter polacco, Marcin Suder, sequestrato lo scorso luglio, è riuscito
a fuggire ed è già stato rimpatriato. Ne ha dato notizia il ministro degli Esteri
polacco, Radoslaw Sikorski, nel suo account su Twitter. Giornalista indipendente che
collabora con diversi mezzi di informazioni, Suder era stato sequestrato il 24 luglio
nella provincia di Idlib, nel nord-ovest della Siria, probabilmente da un gruppo islamista.
Un commando di una quindicina di uomini armati e con il volto coperto lo aveva prelevato
da un centro stampa nel villaggio di Saraqeb. Il rapimento non era mai stato rivendicato.