Il Papa: non si può essere cristiani senza porre l'amore di Cristo al centro della
propria vita
Alla vigilia della Solennità di Tutti i Santi, Papa Francesco ha celebrato ieri la
Messa nella Basilica di San Pietro presso l’altare dove è custodita la tomba del Beato
Giovanni Paolo II. Erano presenti oltre un centinaio di sacerdoti e vari fedeli. Il
Papa ha commentato le letture del giorno: la lettera di San Paolo ai Romani in cui
l’apostolo delle Genti parla del suo amore per Cristo e il passo del Vangelo di San
Luca in cui Gesù piange su Gerusalemme che non ha capito di essere amata da lui. Il
servizio di Sergio Centofanti:
“Nessuno può
allontanarmi dall’amore di Cristo”. Il Papa parte da questa certezza di Paolo: “il
Signore gli aveva cambiato la vita” e ora “questo amore del Signore” è il centro della
sua esistenza. Le persecuzioni, le malattie, i tradimenti, niente di tutto quello
che ha vissuto o che potrà accadere può ormai allontanarlo dall’amore di Cristo:
“Era
il centro proprio della sua vita, il riferimento: l’amore di Cristo. E senza l’amore
di Cristo, senza vivere di questo amore, riconoscerlo, nutrirci di quell’amore, non
si può essere cristiano: il cristiano, quello che si sente guardato dal Signore, con
quello sguardo tanto bello, amato dal Signore e amato sino alla fine. Sente... Il
cristiano sente che la sua vita è stata salvata per il sangue di Cristo. E questo
fa l’amore: questo rapporto d’amore”.
C’è poi l’immagine della “tristezza
di Gesù, quando guarda Gerusalemme” che non ha capito il suo amore che paragona a
quello di una chioccia che vuole raccogliere i pulcini sotto le ali:
“Non
ha capito la tenerezza di Dio, con quell’immagine tanto bella, che dice Gesù. Non
capire l’amore di Dio: il contrario di quello che sentiva Paolo. Ma sì, Dio mi ama,
Dio ci ama, ma è una cosa astratta, è una cosa che non mi tocca il cuore ed io mi
arrangio nella vita come posso. Non c’è fedeltà lì. E il pianto del cuore di Gesù
verso Gerusalemme è questo: “Gerusalemme, tu non sei fedele; tu non ti sei lasciata
amare; e tu ti sei affidata a tanti idoli, che ti promettevano tutto, ti dicevano
di darti tutto, poi ti hanno abbandonata”. Il cuore di Gesù, la sofferenza dell’amore
di Gesù: un amore non accettato, non ricevuto”.
Il Papa invita a riflettere
su queste due icone: “quella di Paolo che resta fedele fino alla fine all’amore di
Gesù” e in questo amore, lui che “si sente debole, si sente peccatore”, “trova la
forza per andare avanti, per sopportare tutto”. E dall’altra parte c’è Gerusalemme,
il popolo infedele, “che non accetta l’amore di Gesù, o peggio ancora” che “vive quest’amore
ma a metà: un po’ sì, un po’ no, secondo le proprie convenienze”:
“Guardiamo
la fedeltà di Paolo e l’infedeltà di Gerusalemme e al centro guardiamo Gesù, il suo
cuore, che ci ama tanto. Che possiamo farcene? La domanda: io somiglio più a Paolo
o a Gerusalemme? Il mio amore a Dio è tanto forte come quello di Paolo o il mio cuore
è un cuore tiepido come quello di Gerusalemme? Il Signore, per intercessione del
Beato Giovanni Paolo II, ci aiuti a rispondere a questa domanda. Così sia!”.