Siria: i Gesuiti della regione condannano i mercanti di armi
Per comprendere e fermare il conflitto in atto in Siria “occorre riconoscere e chiamare
per nome i reali interessi in gioco, a livello locale, regionale e internazionale,
che non corrispondono agli interessi del popolo siriano”. Questa è la pista suggerita
come chiave interpretativa della crisi siriana dai Superiori Provinciali dei Gesuiti
del Medio Oriente e dell'Europa, riunitisi a Roma venerdì scorso per un confronto
sulle convulsioni che agitano la regione mediorientale. Nel comunicato finale, pervenuto
all'agenzia Fides, i provinciali Gesuiti si soffermano in particolare sul traffico
di armi come fattore di scatenamento e alimentazione delle guerre e delle azioni terroristiche
sofferte dai popoli mediorientali: “Noi” scrivono i religiosi in riferimento alla
situazione siriana “facciamo appello che cessi il rifornimento e la vendita di armi
a tutte le parti in conflitto”. Il messaggio finale dell'incontro si sofferma anche
sulla condizione delle comunità cristiane autoctone, presenti in Siria fin dai primi
tempi del cristianesimo. Secondo i Gesuiti non sono tollerabili “le soluzioni che
prevedono l'esilio di queste comunità”. (R.P.)