Nicaragua: preghiera per la pace a chiusura dell'Anno della fede, ma le chiese si
svuotano per paura
"Il dialogo sincero tra il governo e i gruppi riarmati deve prevalere sulle armi,
perché la guerra non lascia nulla di buono" ha detto mons. Carlos Enrique Herrera
Gutiérrez, vescovo di Jinotega, parlando alla stampa domenica scorsa. Secondo la nota
pervenuta all’agenzia Fides, l’incontro si è svolto nella sagrestia della cattedrale
di San Juan, dopo la Messa di chiusura del pellegrinaggio dei cattolici che erano
partiti da Los Robles (20 chilometri a nord) per giungere al centro della città di
Jinotega. Tre i motivi della celebrazione: invocare dal Signore la pace in Nicaragua,
la chiusura dell'Anno della Fede e il Giubileo per il centenario della Provincia ecclesiastica.
Le parole del vescovo sono state motivate dalla terribile tensione che sta vivendo
la popolazione della zona. “La situazione esistente nelle comunità di confine dei
comuni di Pantasma e Wiwili influisce perfino sulle celebrazioni religiose delle parrocchie”
ha sottolineato mons. Herrera Gutiérrez, riferendo che negli ultimi 15 giorni si è
visto un calo sensibile dei fedeli nelle parrocchie di queste comunità contadine,
in quanto “soprattutto i giovani hanno paura di finire in mezzo a qualche scontro
che si potrebbe scatenare nella zona”. Il vescovo è disposto a fungere da mediatore
tra il governo e i gruppi riarmati "se ci fosse un dialogo sincero, un accordo per
deporre le armi", e ha aggiunto: "Stiamo invitando i fedeli a pregare, a confidare
nel Signore perché ci aiuti. Le armi, la violenza, la guerra, portano situazioni di
tristezza e morte, e questo è ciò che non vogliamo". I gruppi armati sono apparsi
nel nord del Paese dal 2009, e da luglio 2013 si sono scontrati più volte con l'esercito.
Nel mese scorso, due membri dei Cpc (Consigli del Potere Cittadino, una sorta di commissione
che affianca il sindaco per le necessità più urgenti della comunità) sono stati uccisi
a Wiwili e Pantasma, presumibilmente dai gruppi riarmati. Ciò ha provocato la maggiore
presenza dell'esercito e della polizia nella zona. Le forze dell'ordine preferiscono
etichettare questi gruppi come "bande", mentre loro stessi si autodenominano "ribelli
contro il governo di Daniel Ortega". (R.P.)