Iraq. Il patriarca Sako: "Riconciliazione e cittadinanza contro la violenza"
“Un fatto davvero triste. A perdere la vita sono tutte persone innocenti. Questo conflitto
settario non fa altro che aggravare una situazione già molto difficile ed allontana
la possibilità di una soluzione che garantisca stabilità e sicurezza”. Così il patriarca
caldeo di Baghdad Louis Raphael I Sako commenta, in un’intervista all'agenzia Sir,
l’ondata di attacchi dinamitardi che domenica hanno colpito l’Iraq provocando oltre
65 morti e decine di feriti. “Il Governo è incapace di controllare il territorio e
di proteggere la popolazione. Per fare ciò serve un esercito professionale e forze
di polizia preparate” spiega il patriarca per il quale si sta assistendo “ad una lotta
di potere tra sciiti e sunniti che non riguarda solo l’Iraq ma ha una valenza regionale,
interessando la Siria innanzitutto, e l’Egitto. Ci sono, poi - aggiunge - alcuni Paesi
del mondo arabo che hanno interesse a che queste crisi non cessino. Hanno paura che
da questi conflitti possano uscire poteri democratici che li costringerebbero a cambiare
per venire incontro alle naturali richieste di diritti dei loro popoli”. Uno scenario
che accomuna la Siria all’Iraq. “Le riforme - è la convinzione di Sako - si fanno
con il dialogo e non con le armi. La soluzione è e deve restare politica, non militare.
La democrazia non si esporta con la guerra”. Da qui la necessità di parlare di “laicità
positiva, che non si pone contro la religione, e di cittadinanza: siamo tutti cittadini,
con eguali diritti e doveri, senza distinzioni di classe, di religione, di etnia.
Non ci sarà così più maggioranza e minoranza”. Un fattore che faciliterebbe anche
la permanenza dei cristiani, la cui fuga, conclude il patriarca, “sarebbe una grave
perdita anche per l’Islam”. (R.P.)