Il Papa riceve Aung San Suu Kyi: sostegno per il contributo alla democrazia in Myanmar
Papa Francesco prega per il Myanmar e incoraggia e apprezza il contributo “per la
democrazia e la pace” offerto da Aung San Suu Kyi, ricevuta ieri mattina in udienza
in Vaticano. Lo ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala Stampa vaticana,
padre Federico Lombardi che ha anche espresso “grande sintonia” avvertita dal Papa
con “questa figura così simbolica nel mondo asiatico”. La leader birmana ha anche
incontrato il premier italiano, Enrico Letta, e il presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano. Il servizio di Debora Donnini:
Una
"sintonia fondamentale" è emersa nell'incontro tra Papa Francesco e la leader dell’opposizione
birmana, Aung San Suu Kyi, su temi che sono a cuore al Pontefice come "la cultura
dell'incontro" e il dialogo interreligioso. E’ quanto spiega padre Federico Lombardi
parlando del “cordialissimo incontro” in Vaticano tra il Santo Padre e il Premio Nobel
per la Pace, che ha vissuto anni e anni di restrizioni alla sua libertà per la difesa
dei diritti umani e della democrazia, in modo non violento. L’udienza si è tenuta
nella Biblioteca papale e padre Lombardi riferisce anche che Papa Francesco ha espresso
“tutto il suo apprezzamento per l’impegno della signora per lo sviluppo della democrazia
nel Paese, assicurando da parte sua l’impegno della Chiesa per questa causa, senza
che si faccia alcun tipo di discriminazione perché la Chiesa è al servizio di tutti
con le sue attività caritative”.
Padre Lombardi ricorda poi che è nota l’attenzione
di Papa Francesco per l’Asia e il suo desiderio di visitare quel continente. Dopo
aver ricevuto ieri la cittadinanza onoraria di Roma, conferitagli ben 19 anni fa,
oggi per Aung San Suu Kyi è stato dunque il giorno dell’incontro con il Papa. "Il
Santo Padre mi ha detto che le emozioni come odio e paura sminuiscono la vita e il
valore delle persone. Dobbiamo valorizzare l'amore e la comprensione per migliorare
la vita dei popoli", ha affermato la leader birmana parlando dell’udienza con il Santo
Padre, durante la conferenza stampa con il ministro degli Esteri, Emma Bonino. La
San Suu Kyi - che ha oggi ha anche incontrato il premier Letta e il presidente Napolitano
- si è detta “commossa” dell’accoglienza riservatagli in Italia. “Mi auguro che rimaniate
al nostro fianco”, ha affermato, ricordando che per far sì che il Myanmar "diventi
un Paese veramente democratico", si deve "modificare la Costituzione”. “Una Costituzione
democratica non può essere basata tenendo a mente una sola persona", ha spiegato ancora,
rilanciando l’appello a emendare la Carta costituzionale birmana che le impedisce
di diventare presidente perché madre di due figli stranieri. "E' chiaro - ha aggiunto
- che questa Costituzione è stata scritta pensando al mio caso".
Riguardo,
poi, allo sviluppo economico, Aung San Suu Kyi ha affermato che dipenderà dalle novità
politiche, perché "senza una modifica della Costituzione l'esercito manterrà i suoi
privilegi non solo in ambito politico ma anche nell'economia". E a proposito del fatto
che durante gli anni degli arresti domiciliari le sia stato impedito di incontrare
il marito morente e i due figli, ha anche ricordato che la sua famiglia non è stata
l’unica a essere subordinata alle vicende del Paese. "Condanno ogni forma di violenza
e odio ma non un popolo in particolare", ha poi detto rispondendo ad una domanda sulle
violenze tra le comunità buddista e musulmana nel suo Paese e spiegando che "tutto
ciò avviene per paura".
La visita a Roma rientra nell'ambito di un viaggio
che la leader dell'opposizione birmana, che nel 2015 si candiderà alle elezioni presidenziali,
sta compiendo in Europa. Enrico Letta le ha assicurato il massimo impegno per favorire
il processo di transizione democratica in Myanmar, in particolare per aiutare il cambiamento
della Costituzione e per agevolare il passaggio alla democrazia in vista delle prossime
elezioni. Da parte sua, la San Suu Kyi ha confermato che sarà a Milano, ospite del
governo italiano, in occasione dell'Expo 2015 nell'ambito impegno a favore della food
security. Quindi, la leader dell’opposizione birmana è stata ricevuta al Quirinale
dal presidente Napolitano.
Aung San Suu Kyi, 67 anni, figlia di un generale
birmano protagonista dell’indipendenza del suo Paese, ha vissuto per molto tempo all’estero,
frequentato le migliori scuole indiane e inglesi, lavorato a New York per le Nazioni
Unite, dove ha conosciuto suo marito con il quale ha avuto due figli. Tutto cambia
nel 1988 quando ritorna in Birmania per accudire la madre malata e il generale Saw
Maung instaura il regime militare. La San Suu Kyi, fortemente influenzata dagli insegnamenti
non-violenti di Ghandi, fonda il partito di cui oggi è presidente, La Lega Nazionale
per la Democrazia. Quindi, fino al 2010 sarà costretta a restrizioni della sua libertà
personale, anche con gli arresti domiciliari. Nel 1990, il suo partito vince le elezioni
ma i militari annullano il voto. La San Suu Kyi non può allontanarsi dal Paese, pena
il non poter farvi ritorno, neanche quando nel 1995 a suo marito viene diagnosticato
il cancro che di lì a due anni lo ucciderà, lasciandola vedova. Dopo le elezioni del
2010, il governo concede una serie di riforme atte ad ottenere una democrazia liberale,
un'economia mista e la riconciliazione nazionale. Oltre al rilascio della leader,
altri 200 prigionieri politici vengono liberati e nel 2012 Aung San Suu Kyi ottiene
un seggio al parlamento birmano.
Negli anni, la donna è divenuta un’icona di
impegno non violento per la difesa dei diritti umani e della democrazia, tanto da
meritare nel 1991 il Nobel per la Pace, che ha potuto ritirare solo nel 2012. Nei
giorni scorsi, dopo 23 anni, ha potuto poi ricevere il Premio Sakharov conferitogli
dal parlamento europeo, mentre ieri a Roma ha ricevuto la cittadinanza onoraria. “Abbiamo
bisogno di pace molto più di qualunque altra cosa, e la pace nasce dal cuore”, ha
detto sorridente in Campidoglio, nella sua eleganza sempre composta, con i capelli
raccolti in uno chignon di fiori gialli. Da ricordare che in Myanmar la religione
più diffusa è il buddismo. I cristiani sono circa il 7,9% della popolazione composta
da 50 milioni di persone di diverse etnie. L’1,3% sono cattolici, mentre circa i tre
quarti dei cristiani sono protestanti.