Padre Ayuso Guixot: nessuno può costruire la propria prosperità a spese di altri,
no a sciallaggio economico
“La cooperazione tra i popoli non può riguardare la sola dimensione economica, ma
è soprattutto e per tutti una grande occasione di arricchimento culturale e umano”:
è quanto ha affermato padre Miguel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio
per il Dialogo interreligioso, che ieri è intervenuto alla 44.ma edizione delle Giornate
internazionali di studio del Centro Pio Manzù. L’evento, apertosi sabato a Rimini,
ha come tema “La palma e l’abete” e vuole essere un momento di riflessione sul dialogo
interculturale tra Europa e Paesi Arabi e sui comuni obiettivi per il reciproco sviluppo.
In quest’ottica, padre Ayuso ha ribadito che “nessuno può costruire la propria prosperità
a spese degli altri” e che è quindi “necessario evitare un’eccessiva polarizzazione
sulla sfera dell’economia”, perché il denaro può trasformare l’autosufficienza in
idolatria oppure generare una sensazione di sfruttamento. Padre Ayuso ha poi ricordato
che “una legge morale universale è saldo fondamento di ogni dialogo culturale, religioso
e politico e consente al pluralismo delle varie culture di non staccarsi dalla comune
ricerca del vero, del bene e del Dio”. Per questo – ha evidenziato il segretario del
Dicastero per il Dialogo interreligioso – “le società tecnologicamente avanzate non
devono confondere il proprio sviluppo tecnologico con una presunta superiorità culturale”,
mentre “le società in crescita devono rimanere fedeli a quanto di veramente umano
c’è nelle loro tradizioni”. E in quest’ambito, ha continuato padre Ayuso, “la fede
cristiana, che si incarna nelle culture trascendendole, può aiutarle a crescere nella
convivialità e nella solidarietà universali a vantaggio dello sviluppo comunitario
e planetario”. Guardando quindi al cristianesimo come ad “un unicum per la rivoluzione
sociale che ha apportato”, padre Ayuso ha ricordato “il principio di generosità insito
nel dna dei cristiani”, che li porta a superare “la mentalità del do ut des” per “aprirsi
gratuitamente a tutti”. “Ogni persona – ha continuato il segretario del dicastero
vaticano – merita di essere onorata, amata, servita, a qualunque popolo appartenga
e qualunque sia la sua fede”. “Mediterraneo significa alterità”, ha aggiunto padre
Ayuso; tuttavia, “l’ondata della globalizzazione culturale” ha portato ad “imbarbarimenti,
equivoci politici, occasioni sprecate e sciacallaggi macro-economici e industriali”,
spesso nati da “paure, umiliazioni, ignoranze reciproche”. È giunto, allora, il momento
di cambiare, ha concluso padre Ayuso: le culture e le religioni vanno valutate in
base al “criterio della carità e della verità, nell’ottica di una comunità umana veramente
universale”. “I credenti – è l’appello finale del discorso – hanno il dovere di unire
i loro sforzi con tutti gli uomini e le donne di buona volontà di altre religioni
o non credenti”, affinché il mondo riesca davvero a “vivere come una famiglia, sotto
lo sguardo del Creatore”. (A cura di Isabella Piro)