2013-10-26 14:38:57

Il grido degli immigrati eritrei a Roma: siamo venuti per condividere un pezzo di pane con gli italiani


La drammatica realtà dell’immigrazione è stata al centro, venerdì scorso, del sit-in di centinaia di eritrei a Piazza Montecitorio a Roma, in commemorazione dei 369 morti nei recenti naufragi di Lampedusa. Tanti i manifestanti provenienti da diverse parti d'Italia, appartenenti a varie associazioni riunite nel coordinamento "Eritrea democratica". In piazza, rappresentanti religiosi cristiani e musulmani, che hanno recitato delle preghiere. Le voci di alcuni di loro, al microfono di Antonella Palermo:RealAudioMP3

R. - Sono venuta qua per proseguire i miei studi, però adesso che la situazione in Eritrea è cambiata io non me la sento di rientrare. Lì la gente non dico che muore di fame ma quasi. Vivono grazie alle rimesse dei loro parenti all’estero. Io stessa aiuto i miei familiari in Eritrea.

R. - Le persone che sono arrivate qua non sono venute alla ricerca dell’Eldorado ma di un posto di lavoro, di un pezzo di pane da condividere con gli italiani. Questa manifestazione non vuole ricordare solo gli eritrei, gli etiopi o i somali che sono morti in questa tragedia ma i “cadaveri del Mediterraneo”. Credo sia arrivato il momento di aprire non solo un canale umanitario, ma al diritto sacrosanto alle persone di spostarsi. Il reato di clandestinità è un reato che è stato inventato. Va aperto a livello internazionale un tavolo in cui si ridiscuta la situazione del Corno d’Africa.

R. - Sono qui anche a nome della mia associazione, per far sapere a tutti che comunque noi del popolo eritreo stiamo ancora aspettando risposte serie dallo Stato italiano. Vogliamo avere subito una risposta a proposito della questione sul rimpatrio delle salme. Le mamme in Eritrea stanno ancora aspettando.

Ultimo aggiornamento: 28 ottobre







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