Argentina alle urne per il rinnovo parziale del parlamento
L'Argentina alle urne ieri, per rinnovare in modo parziale l'attuale parlamento, in
particolare metà della Camera e un terzo del Senato. Una tornata molto attesa, perché
arriva dopo le primarie di agosto, che hanno mostrato una forte perdita di consensi
per la coalizione di centrosinistra al governo, guidata dalla Presidente Cristina
Kirchner, e la contemporanea ascesa del principale leader dell’opposizione, il peronista
leader del Frente Renovador Sergio Massa. Un voto che avrà sicuramente importanti
conseguenze anche sulle presidenziali del 2015, come conferma Roberto Da Rin,
giornalista esperto di America Latina del Sole 24 Ore, al microfono di Cecilia
Seppia:
R. - Le elezioni
prefigurano già una prima svolta perché, dopo l’operazione medica che ha subito la
presidente Cristina Kirchner 15 giorni fa al cranio, è molto probabile che non si
ripresenti nella corsa alle presidenziali del 2015. Quindi, le elezioni di domani
potrebbero già delineare i due sfidanti: Sergio Massa e Daniel Scioli. Massa è sindaco
di Tigre, Comune della provincia di Buenos Aires, mentre Scioli è governatore della
provincia di Buenos Aires.
D. - Sul voto, quindi anche sulla campagna elettorale,
sicuramente ha influito la condizione di salute del presidente Kirchner. Però, anche
la disfatta che il suo partito ha avuto durante le primarie di agosto…
R. -
Sì. Nelle primarie di agosto non è andata bene ma è anche vero che lei aveva saputo,
in altri momenti, recuperare terreno a fronte di sconfitte in ambiti diversi, come
quella celebre nei confronti degli agricoltori in cui aveva dovuto fare un passo in
dietro sull’aumento delle tasse. Quindi, le battaglie del governo argentino si susseguono
e mai nessuna battaglia si rivela poi unica e determinante.
D. - La coalizione
della Kirchner alle primarie ha ottenuto sicuramente il suo peggior risultato di sempre,
però è rimasta comunque la prima forza politica del Paese con il 29% dei voti. Cosa
potrebbe succedere se invece non dovesse mantenere questi punti percentuali alle elezioni
di domani: perderebbe il controllo del parlamento?
R. – Si, non è certo che
lo mantenga. Quello che tecnicamente potrebbe succedere sarebbe anche un’elezione
anticipata e quindi una caduta del governo. Oppure - per ragioni di salute - la presidente
potrebbe decidere di abdicare e lasciare le redini al vicepresidente, Amado Boudou.
Se però si scendesse molto al di sotto dei pronostici, si potrebbe arrivare tecnicamente
ad una situazione di grave instabilità, o di ingovernabilità.
D. - Altra peculiarità
di questo voto è che per la prima volta vi partecipano i sedicenni e i diciassettenni.
Perché questa apertura e che risvolti potrebbero esserci?
R. - Questa è una
mossa a cui ha pensato la presidente Cristina Kirchner perché, da alcuni sondaggi,
ha rilevato che tra i giovani c’è un consenso al governo più marcato. In questo modo,
quindi, pensa di poter arginare alle sue perdite chiamando a raccolta giovani che
fino a questo momento non avevano partecipato alle elezioni. La città inoltre pullula
di iniziative culturali: i giovani hanno avuto una serie di agevolazioni, vantaggi,
incentivi e programmi sociali. La presidente, indubbiamente, io credo, beneficerà
del volto dei giovani.
D. - Quali sono le sfide principali che la coalizione
al governo si troverà ad affrontare nell’immediato? Penso alla situazione economica
in cui versa il Paese…
R. - La situazione economica del Paese non è malvagia:
con la svalutazione hanno saputo rilanciare alcune esportazioni ed il Prodotto interno
lordo ha continuato a crescere a livelli accettabili. Il vero nodo è l’inflazione,
che è vicina al 30% annuo, e tutti coloro che non hanno adeguamenti automatici ne
risultano pesantemente penalizzati. Questo è il principale nodo. Poi, c’è l’insicurezza
che è un po’ strumentale, perché è un’accusa che viene mossa dall’opposizione al governo
ma in realtà l’insicurezza - soprattutto quella delle provincie delle zone più marginali
della città - è sempre stata un nodo abbastanza difficile da sciogliere per chiunque
al potere.