2013-10-25 15:20:35

Vertice Ue sull'immigrazione: accordo sulla condivisione della responsabilità


Al vertice europeo di Bruxelles è stato raggiunto l'accordo sul tema dell'immigrazione: il presidente Ue Herman van Rompuy ha detto che i 28 si sono impegnati ad "azioni determinate" seguendo "tre principi: prevenzione, protezione e solidarietà", precisando che l’Unione "condivide la responsabilità con i Paesi maggiormente colpiti". Il presidente francese Francois Hollande, da parte sua, ha precisato che bisogna innanzitutto "agire sui Paesi di origine e di transito, rafforzando la capacità di alcuni Paesi della sponda sud del Mediterraneo, in particolare la Libia" di garantire la sicurezza dei propri confini. In secondo luogo, per Hollande bisogna agire sulla "sorveglianza delle frontiere", compito che spetta a Frontex ed Eurosur e "noi – ha aggiunto - dobbiamo fare il possibile perché abbiano tutti i mezzi a disposizione perché questa azione di sorveglianza sia il più efficace possibile". Infine, bisogna "combattere i trafficanti" attraverso il rafforzamento della cooperazione giudiziaria. Dell'azione comune dell’Europa sul fronte immigrazione, Fausta Speranza ha parlato con Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento federativo europeo: RealAudioMP3

R. – Innanzitutto diciamo: finalmente! Negli ultimi anni ci sono stati 20 mila morti e finalmente si arriva a stabilire una road map sull’immigrazione. Certamente bisogna rafforzare le strutture "Frontex" ed Eurosur. I governi devono uscire dalla miopia e rafforzare nel concreto queste strutture. E poi, però, bisogna seguire delle politiche, simili a quelle, per esempio, che facemmo con l’Albania, cioè degli accordi con i Paesi rivieraschi, in modo tale da far sì che il problema venga risolto a monte, e non soltanto quando i barconi sono nel Mediterraneo.

D. – Ci volevano i morti, purtroppo, per arrivare a questo vertice...

R. – Ci volevano molti morti, purtroppo. Credo che i governi abbiano mostrato in questo, non soltanto miopia, ma un’incapacità di visione, nel governare questi problemi, assolutamente scandalosa.

D. – Adesso si dovrebbe fare un passo in avanti, ma facciamo anche un po’ di storia. In passato, c’è stato disinteresse ma ci sono stati anche dei tentativi di politiche sul Mediterraneo che sono falliti...

R. – E’ dagli anni ’60 che l’Europa avvia delle politiche: la prima era una politica mediterranea globale, poi rinnovata; poi gli accordi di associazione; poi il partenariato con il Mediterraneo; poi l’Unione per il Mediterraneo. Ma nulla di questo ha prodotto qualcosa di serio, anzi negli accordi che noi abbiamo fatto, abbiamo guadagnato noi, ma non hanno guadagnato questi Paesi. Quando è scoppiata la cosiddetta "Primavera Araba", la reazione dell’Europa globalmente è stata assolutamente inadeguata e abbiamo quindi contribuito, in qualche modo, affinché queste primavere si avviassero all’autunno e poi all’inverno. C’è da fare molto da questo punto di vista. C’è da fare molto per aiutare i giovani, per esempio fare un "Erasmus" anche con i Paesi del Mediterraneo; aiutare l’imprenditoria giovanile; aiutare una certa mobilità regolare di questi giovani in Europa; non dare contributi ai governi ma piuttosto alle organizzazioni della società civile; i partiti e i sindacati dovrebbero in qualche modo rafforzare i loro legami con le realtà di questi Paesi, inserendosi nelle organizzazioni di partito e sindacali di questi Paesi. Insomma, non c’è soltanto una responsabilità di governi, ma c’è una responsabilità della società europea, che si deve fare carico di relazioni diverse con i Paesi dall’altra parte del Mediterraneo.

D. – Quali sono stati i punti di maggiore divisione dell’Europa sul Mediterraneo? Evidentemente se non si è arrivati ad una politica comune è perché c’erano punti di vista diversi...

R. – Primo motivo è che ciascun Paese ha ritenuto che la politica estera fosse un affare esclusivamente nazionale. Ciascuno, quindi, ha gestito le relazioni di questi Paesi soltanto in una dimensione nazionale e qualche volta anche post coloniale. In secondo luogo, perché non abbiamo mai avuto una posizione chiara e netta comune sulla questione del conflitto arabo-israeliano e quindi non abbiamo contribuito affinché si facessero passi avanti da questo punto di vista. In terzo luogo, perché l’Europa, per molti anni, ha dato la priorità ad una dimensione che era quella dell’Europa centrale ed orientale, dimenticando la dimensione mediterranea. E, in quarto luogo, perché noi stiamo trattando in maniera assolutamente inadeguata la questione dei negoziati con la Turchia, che evidentemente, da questo punto di vista, è un Paese chiave, cerniera, per le nostre relazioni con il Mediterraneo.







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