2013-10-24 12:16:08

Muore malato di Sla dopo incontro col governo. Il "Comitato 16 novembre": non è un Paese civile


Si è chiusa in modo tragico la protesta dei malati di Sla davanti al ministero delle finanze. Raffaele Pennacchio, originario della Campania, componente del "Comitato 16 novembre onlus", è morto mercoledì sera (24 ottobre) a Roma in albergo dopo l'incontro con il governo. Il Comitato aveva ottenuto dall’esecutivo rassicurazioni sul fondo per la non autosufficienza. Come ha vissuto Pennacchio gli ultimi giorni della protesta? Alessandro Guarasci ha sentito Mariangela Lamanna, vicepresidente del Comitato:RealAudioMP3

R. - Con l’orgoglio di esserci con tutte le forze che gli erano rimaste, la sua voce e due dita della mano sinistra, ha lavorato moltissimo sul web per denunciare questa situazione in cui sono costretti a vivere i disabili gravissimi e tutte le famiglie italiane dove esiste un problema così grande. Senza risparmiarsi, ha voluto esserci veramente a questo presidio, come a tutti gli altri otto precendenti. Lui faceva parte della delegazione e ieri mattina era lì, davanti a quei tre esponenti del governo, a dire: “Fate presto! Perché non abbiamo tempo!”, come se lui sentisse questa cosa su di sé.

D. - Ogni anno i fondi per la non autosufficienza sono a rischio. Voi chiedete che questi finanziamenti siano stabilizzati?

R. - Le famiglie sono distrutte, gli ammalati decidono di non sottoporsi a tracheotomia perché sanno di non avere assistenza, sanno di non aver un nucleo familiare che possa farsene carico. Per contro, il servizio sanitario nazionale provvede a finanziare le Rsa. Ma queste sono persone lucide nel cervello e nei sentimenti, nelle emozioni; vogliono vivere a casa loro, degnamente assistiti. E Pennacchio ha sposato questa causa. Lui non ha avuto neanche il contributo del Fondo Sla 2010! In Campania ancora non sono arrivati questi soldi! Questa è una morte scandalosa. Per questo governo, per il governo passato, per tutti questi politici che trovano il tempo per fare tutto, ma che addirittura il 22 ottobre sapendo che eravamo lì in presidio, se non avessimo insistito per dire: “No! Noi dobbiamo vedervi subito perché non possiamo ritornare da tutta Italia in queste condizioni!” avrebbero voluto rimandarci al 5 novembre per un incontro. Un Paese che costringe i disabili gravissimi ad arrivare a tanto, a manifestare per chiedere attenzione e dignità non è un Paese civile!







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