Muore malato di Sla dopo incontro col governo. Il "Comitato 16 novembre": non è un
Paese civile
Si è chiusa in modo tragico la protesta dei malati di Sla davanti al ministero delle
finanze. Raffaele Pennacchio, originario della Campania, componente del "Comitato
16 novembre onlus", è morto mercoledì sera (24 ottobre) a Roma in albergo dopo l'incontro
con il governo. Il Comitato aveva ottenuto dall’esecutivo rassicurazioni sul fondo
per la non autosufficienza. Come ha vissuto Pennacchio gli ultimi giorni della protesta?
Alessandro Guarasci ha sentito Mariangela Lamanna, vicepresidente del
Comitato:
R. - Con l’orgoglio
di esserci con tutte le forze che gli erano rimaste, la sua voce e due dita della
mano sinistra, ha lavorato moltissimo sul web per denunciare questa situazione in
cui sono costretti a vivere i disabili gravissimi e tutte le famiglie italiane dove
esiste un problema così grande. Senza risparmiarsi, ha voluto esserci veramente a
questo presidio, come a tutti gli altri otto precendenti. Lui faceva parte della delegazione
e ieri mattina era lì, davanti a quei tre esponenti del governo, a dire: “Fate presto!
Perché non abbiamo tempo!”, come se lui sentisse questa cosa su di sé.
D. -
Ogni anno i fondi per la non autosufficienza sono a rischio. Voi chiedete che questi
finanziamenti siano stabilizzati?
R. - Le famiglie sono distrutte, gli ammalati
decidono di non sottoporsi a tracheotomia perché sanno di non avere assistenza, sanno
di non aver un nucleo familiare che possa farsene carico. Per contro, il servizio
sanitario nazionale provvede a finanziare le Rsa. Ma queste sono persone lucide nel
cervello e nei sentimenti, nelle emozioni; vogliono vivere a casa loro, degnamente
assistiti. E Pennacchio ha sposato questa causa. Lui non ha avuto neanche il contributo
del Fondo Sla 2010! In Campania ancora non sono arrivati questi soldi! Questa è una
morte scandalosa. Per questo governo, per il governo passato, per tutti questi politici
che trovano il tempo per fare tutto, ma che addirittura il 22 ottobre sapendo che
eravamo lì in presidio, se non avessimo insistito per dire: “No! Noi dobbiamo vedervi
subito perché non possiamo ritornare da tutta Italia in queste condizioni!” avrebbero
voluto rimandarci al 5 novembre per un incontro. Un Paese che costringe i disabili
gravissimi ad arrivare a tanto, a manifestare per chiedere attenzione e dignità non
è un Paese civile!