Mali: vasta controffensiva contro i movimenti ribelli
In Mali è in corso un'operazione militare su vasta scala. Coinvolti centinaia di soldati
francesi al fianco delle forze armate maliane e della Missione di pace Onu nel Paese.
L'obiettivo è di evitare la ripresa di possibili movimenti dei terroristi. Un’operazione
che giunge a poche ore da un attentato che ha causato, lo ricordiamo, la morte di
un bambino e di due soldati ciadiani. Sui probabili scenari futuri del Mali, Elvira
Ragosta ha intervistato Gian Paolo Calchi Novati, docente di Storia dell’Africa
e responsabile del Programma Africa dell’Ispi:
R. - Ci sono
molte incognite: la vera indipendenza dalla Francia - certe dichiarazioni di Ibrahim
Boubacar Ketta o Ibk, come viene chiamato, lasciano intendere una forte dipendenza
- e anche la posizione del Ciad, che ha avuto un ruolo decisivo nella guerra del Nord
del Paese dei primi mesi dell’anno. Ci sono due incognite: una interna, perché il
nuovo governo ha reintegrato un po’ tutte le personalità e le forze, compreso il capitano
Sanogo - che aveva fatto un colpo di Stato e che è stato considerato uno dei responsabili
della crisi generale - che è diventato invece un alto dirigente dell’esercito; il
secondo punto è l’effettiva integrazione nel nuovo Mali della regione del Nord, perché
se è vero che la guerra francese ha disperso forse verso nuovi campi di battaglia,
le forze jihadiste vere e proprie, le forze autonomiste tuareg sono rimaste e hanno
stabilito anzi un rapporto di collaborazione con la Francia. Ci si chiede che cosa
può avere promesso la Francia o che cosa il nuovo governo potrà concedere alle esigenze,
alle aspirazioni autonomiste dei tuareg. Viene, forse, addirittura, il momento della
decisione sul futuro di questa immensa regione settentrionale, che è sempre stata
un po’ marginale rispetto allo Stato, che periodicamente scende in guerra per imporre
le proprie esigenze e i propri diritti.
D. - L’attentato che ha provocato la
morte di due soldati ciadiani è stato rivendicato dal Movimento per l'Unicitàe
il Jihad in Africa Occidentale. Ma c’è un altro movimento attivo ancora nel Nord,
che è l’Aqmi, al-Qaeda nel Maghreb Islamico. Queste due realtà coesistono, nel frattempo,
però, la missione dei Caschi Blu in Mali si sta riorganizzando: il numero dei soldati
francesi diminuirà, mentre il numero degli africani dovrebbe addirittura raddoppiarsi…
R.
- Il mandato della Minusma non è chiarissimo ed è, comunque, un misto fra difesa della
sicurezza, in termini strettamente militari, e una qualche forma di assistenza per
la ricostituzione delle istituzioni politico-amministrative. Il problema del Mali,
così come un po’ di tutta la fascia sahelo-sahariana - ma si arriva fino al Corno
d'Africa - è che le problematiche interne, che sono di fatto un problema di State
building, di transizione ad istituzioni stabili, va a scontrarsi con le logiche
delle cause globali: in questo caso, la lotta al jihadismo. Il jihadismo si inserisce
nei meccanismi di procedure istituzionali interne, ma, nello stesso tempo, la copertura
internazionale dà la prevalenza ad aspetti di sicurezza. In questo caso, infatti,
la Francia ha ritenuto di aver vinto, perché ha respinto in tutto o in parte, fuori
dei confini del Mali, le forze organizzate del jihadismo. Si trova, però, di fronte
al problema irrisolto, e per molti aspetti complesso, dell’integrazione fra il Nord
e il resto del Mali, abbastanza problematica.