Datagate: dopo la Francia, protesta la Germania. Obama rassicura la Merkel
Il cosiddetto “datagate”, lo scandalo delle intercettazioni telefoniche da parte dell’intelligence
americana, sta creando forti imbarazzi tra le cancellerie europee e Washington. Dopo
il coinvolgimento della Francia, ieri è trapelata la notizia del controllo sulle comunicazioni
del cancelliere tedesco, Angela Merkel, che ha subito telefonato al presidente Obama.
Il capo della Casa Bianca, attraverso il suo portavoce, ha negato la circostanza.
Tuttavia, oggi a Bruxelles è previsto un incontro tra la Merkel e il presidente francese
Hollande, mentre l’ambasciatore Usa a Berlino è stato convocato al Ministero degli
esteri per chiarimenti. Sulla vicenda, Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano
Bozzo, docente di Studi Strategici e Relazioni Internazionali all’Università di
Firenze:
R. – Stiamo
parlando di cose che sono ben note da anni, cioè lo spionaggio effettuato dagli Stati
Uniti ma più in particolare dai Paesi di cultura anglosassone nei confronti non soltanto
dei propri avversari, ma anche dei propri alleati e non solo per ragioni di sicurezza,
ma anche per ragioni industriali, economiche, commerciali. Ciò detto, è evidente che
quando tale segreto diviene di pubblico dominio per l’opinione pubblica internazionale,
non può che creare situazioni evidentemente estremamente imbarazzanti per coloro che
hanno effettuato queste operazioni. La reazione tedesca è una reazione che era facile
prevedere, come era facile prevedere quella francese o di eventuali altri Paesi alleati
maggiori degli Stati Uniti che dovessero scoprire di essere stati controllati, spiati
ovviamente non soltanto nelle azioni delle loro autorità statuali, ma eventualmente
anche nei confronti di privati cittadini, come è stato accertato – per esempio – nel
caso francese. Evidentemente, questa è una violazione della privacy ed è chiaro quindi
che un sistema di questo genere colpisce tanto il pubblico quanto il privato, perché
il privato oggi non è meno interessante del pubblico, e perché la stessa distinzione
tra pubblico e privato ormai è quasi priva di ogni significato.
D. – Che conseguenze
può avere questa vicenda nel momento in cui i Paesi occidentali devono fare fronte
comune rispetto alle gravi crisi in atto, prima fra tutte quella siriana?
R.
– Indubbiamente, la situazione è estremamente imbarazzante; che questo poi degeneri
portando ad una frattura maggiore, mi pare in questo momento poco probabile, perché
ci sono in gioco interessi maggiori. Certo è che se continuassero a venire fuori storie
come quelle di cui si è letto in questi ultimi giorni, la crisi non sarebbe facilmente
controllabile. E c’è di fondo un dato, che è innegabile: dopo la fine della Guerra
fredda, l’Oceano atlantico si è “allargato”; gli interessi di chi sta oltreoceano
sono oggi diversi rispetto che in passato, rispetto agli interessi nazionali e anche
europei di noi che stiamo su quest’altra sponda dell’Oceano Atlantico.