Datagate, inaccettabile per l'Europa. Berlino convoca l'ambasciatore Usa
L’Europa risponda in modo forte agli Usa. E’ quanto si è affermato a Bruxelles, in
occasione del Consiglio Europeo, dove i leader chiedono chiarezza sullo scandalo Datagate,
che ha travolto Washington per le possibili intercettazioni della cancelliera Merkel,
sulle quali però la Casa Bianca finora si è rifiutata di rispondere. Il portavoce
dell'amministrazione americana, Jay Carney ha fatto sapere però che ''il presidente
Obama comprende le preoccupazioni sollevate'' sul Datagate e per questo ha iniziato
''una revisione del sistema di raccolta dei dati da parte dell'intelligence'. Ad essere
spiato anche il governo italiano. Servizio di Francesca Sabatinelli:
Inaccettabile
che si spiino gli alleati, ci vuole fiducia. La cancelliera Merkel è diretta e, a
chi la interpella all’ingresso del Consiglio Europeo, ripete quanto già detto al
presidente Usa Obama: è un problema che riguarda tutti i cittadini. Il datagate è
ora il convitato di pietra all’appuntamento di Bruxelles, e con il passare delle ore
si delinea sempre più lo scenario degli ultimi anni, se è vero, come sospettano i
servizi segreti tedeschi, che il cellulare della Merkel sia stato spiato dal 2009
al 2013. Di qui la convocazione del ministero degli Esteri tedesco dell’ambasciatore
americano a Berlino. Ad essere sotto assedio della National Security Agency americana
anche il governo di Roma, la soffiata arriva ad un settimanale italiano da Gleen Greenwald,
giornalista americano custode dei file della talpa Edward Snowden, che chiama in causa
inoltre Gran Bretagna e 007 italiani. Vogliamo la verità, dice il premier Letta, che
non vuole zone d’ombra o dubbi. Letta chiede verifiche e che il datagate sia sul tavolo
di lavoro del Consiglio. E’ poi il presidente dell’Unione Van Rompuy ad annunciare
che la bozza di conclusioni contiene un riferimento alla necessità di proteggere i
dati. Mentre il presidente dell’Europarlamento Schulz, nel suo intervento di apertura,
chiede di sospendere l’accordo Swift, che prevede la cndivisione tra Usa e govenri
Ue dei dati bancari per la lotta al terrorismo. A Washington, intanto, per sabato
prossimo è previsto un grande sit-in,. “Non controllateci più” sarà lo slogan del
corteo, il primo contro i programmi di sorveglianza della Nsa.
Sulla vicenda,
Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Bozzo, docente di Studi Strategici
e Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:
R. – Stiamo
parlando di cose che sono ben note da anni, cioè lo spionaggio effettuato dagli Stati
Uniti ma più in particolare dai Paesi di cultura anglosassone nei confronti non soltanto
dei propri avversari, ma anche dei propri alleati e non solo per ragioni di sicurezza,
ma anche per ragioni industriali, economiche, commerciali. Ciò detto, è evidente che
quando tale segreto diviene di pubblico dominio per l’opinione pubblica internazionale,
non può che creare situazioni evidentemente estremamente imbarazzanti per coloro che
hanno effettuato queste operazioni. La reazione tedesca è una reazione che era facile
prevedere, come era facile prevedere quella francese o di eventuali altri Paesi alleati
maggiori degli Stati Uniti che dovessero scoprire di essere stati controllati, spiati
ovviamente non soltanto nelle azioni delle loro autorità statuali, ma eventualmente
anche nei confronti di privati cittadini, come è stato accertato – per esempio – nel
caso francese. Evidentemente, questa è una violazione della privacy ed è chiaro quindi
che un sistema di questo genere colpisce tanto il pubblico quanto il privato, perché
il privato oggi non è meno interessante del pubblico, e perché la stessa distinzione
tra pubblico e privato ormai è quasi priva di ogni significato.
D. – Che conseguenze
può avere questa vicenda nel momento in cui i Paesi occidentali devono fare fronte
comune rispetto alle gravi crisi in atto, prima fra tutte quella siriana?
R.
– Indubbiamente, la situazione è estremamente imbarazzante; che questo poi degeneri
portando ad una frattura maggiore, mi pare in questo momento poco probabile, perché
ci sono in gioco interessi maggiori. Certo è che se continuassero a venire fuori storie
come quelle di cui si è letto in questi ultimi giorni, la crisi non sarebbe facilmente
controllabile. E c’è di fondo un dato, che è innegabile: dopo la fine della Guerra
fredda, l’Oceano atlantico si è “allargato”; gli interessi di chi sta oltreoceano
sono oggi diversi rispetto che in passato, rispetto agli interessi nazionali e anche
europei di noi che stiamo su quest’altra sponda dell’Oceano Atlantico.