Antisemitismo, nuova condanna del Papa, che ricorda: oggi non pochi cristiani sono
perseguitati
Quando una minoranza qualsiasi è perseguitata, tutta la società è in pericolo e tutti
dobbiamo sentirci coinvolti: lo ha detto il Papa ricevendo in Vaticano la Delegazione
del Simon Wiesenthal Center, un’organizzazione internazionale ebraica per la difesa
dei diritti umani. Papa Francesco, ribadendo la condanna dell'antisemitismo, ha ricordato
anche le persecuzioni che non pochi cristiani stanno oggi subendo nel mondo. Il servizio
di Sergio Centofanti:
Era un appuntamento
fissato già da tempo da Benedetto XVI, al quale Papa Francesco non manca di rivolgere
il suo affettuoso pensiero e la sua preghiera. La delegazione ebraica aveva chiesto
a Papa Ratzinger di poterlo incontrare:
“Questi incontri sono da parte
vostra un segno di rispetto e di stima per i Vescovi di Roma, del quale sono grato
e al quale corrisponde la considerazione del Papa per l’opera alla quale vi dedicate:
di combattere ogni forma di razzismo, intolleranza e antisemitismo, preservando la
memoria della Shoah e promuovendo la comprensione reciproca mediante la formazione
e l’impegno sociale”.
Il Papa ribadisce ancora una volta, come fatto in
queste ultime settimane, “la condanna della Chiesa per ogni forma di antisemitismo”,
sottolineando “come il problema dell’intolleranza debba essere affrontato nel suo
insieme”:
“Là dove una minoranza qualsiasi è perseguitata ed emarginata
a motivo delle sue convinzioni religiose o etniche, il bene di tutta una società è
in pericolo e tutti dobbiamo sentirci coinvolti. Penso con particolare dolore alle
sofferenze, all’emarginazione e alle autentiche persecuzioni che non pochi cristiani
stanno subendo in diversi Paesi del mondo. Uniamo le nostre forze per favorire una
cultura dell’incontro, del rispetto, della comprensione e del perdono reciproci”.
Per la costruzione di una tale cultura, il Papa sottolinea “l’importanza
della formazione: una formazione che non è solo trasmissione di conoscenze, ma passaggio
di una testimonianza vissuta, che presuppone lo stabilirsi di una comunione di vita,
di una ‘alleanza’ con le giovani generazioni, sempre aperta alla verità. Ad esse,
infatti – ha aggiunto - dobbiamo saper trasmettere non solo delle conoscenze circa
la storia del dialogo ebraico-cattolico, circa le difficoltà attraversate e circa
i progressi compiuti negli ultimi decenni: dobbiamo soprattutto essere in grado di
trasmettere la passione per l’incontro e la conoscenza dell’altro, promuovendo un
coinvolgimento attivo e responsabile dei nostri giovani”:
“In questo, l’impegno
condiviso a servizio della società e dei più deboli riveste grande importanza. Vi
incoraggio a continuare a trasmettere ai giovani il valore dello sforzo comune per
rifiutare muri e costruire ponti tra le nostre culture e tradizioni di fede. Andiamo
avanti con fiducia, coraggio e speranza. Shalom!”.