2013-10-23 12:50:59

Uganda: la crisi in Centrafrica impedisce ai "bambini soldato" di tornare a casa


«Dopo il golpe della Seleka, per i 'bambini soldato' tenuti in ostaggio in Centrafrica è divenuto ancora più difficile tornare a casa». È quanto dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre mons. Cosmas Alule, rettore del seminario maggiore nazionale di Alokolum, nel nord dell’Uganda. Mons. Alule racconta alla fondazione pontificia come in passato molti dei ragazzi rapiti e condotti a forza nella Repubblica Centrafricana dal gruppo ribelle Lord's Resistance Army (Lra), riuscissero a fuggire grazie all’aiuto dei soldati ugandesi di stanza in Centrafrica. «Ora però il nuovo governo di Bangui, nato da una fazione della coalizione Seleka, è favorevole al leader dell’Lra, Joseph Kony, ed ha espulso i militari ugandesi dal Paese». Il rettore esprime profondo rammarico per la sorte dei tanti giovani costretti a combattere, «quando potrebbero invece rientrare in Uganda, dove la popolazione non vive più nella paura». Secondo il rettore, infatti, l’Esercito di Resistenza del Signore è attualmente più attivo in Sudan e nella Repubblica Centrafricana. Anche la diocesi di Golu, in ci si trova il seminario di Alokolum, è stata gravemente colpita dalla violenza dell’Lra. L’11 maggio 2003 il seminario minore diocesano è stato attaccato dai ribelli che hanno rapito quarantuno seminaristi con l’obiettivo di costringerli a combattere. È tuttora ignota la sorte di dodici di loro. «Nonostante tutto, continuo a sperare che loro o altri 'bambini soldato' possano riabbracciare le proprie famiglie», afferma mons. Alule. Secondo dati dello Human Right Watch, dal 1987 circa 80mila ugandesi sono stati rapiti ed inseriti nelle file dell’Lra. Almeno 38mila di loro erano adolescenti, se non addirittura bambini. Ed è alle migliaia di bambini soldato che dal 2001 si rivolge Radio Wa, la piccola stazione della diocesi di Lira da anni sostenuta da Aiuto alla Chiesa che Soffre. Nel programma radiofonico Karibu – “benvenuto” in lingua swahili - familiari e amici dei piccoli rapiti hanno la possibilità di mostrare affetto ai propri cari e chiedere loro di tornare a casa. La radio è ascoltata perfino nella boscaglia e grazie alla sua trasmissione almeno 1.500 'bambini soldato' hanno fatto ritorno a casa. (R.P.)







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