2013-10-23 15:16:06

Mons. Paglia: diritti individuali troppo esaltati, sgretolano famiglia luogo del "noi"


Assemblea plenaria a Roma del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Tre giorni di studio e dibattito alla Domus Pacis, nel 30.mo della Carta dei Diritti della famiglia, pubblicata dal dicastero vaticano. Oggi, incontro aperto al pubblico sul tema “Nuovi orizzonti antropologici e diritti della famiglia”. Quindi, a seguire sabato e domenica pellegrinaggio internazionale delle famiglie alla tomba di San Pietro. Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia:RealAudioMP3

D. - Mons. Paglia, 30 anni fa la Carta dei Diritti della famiglia poneva nero su bianco i principi fondamentali di questa istituzione, “espressi – si leggeva nel preambolo del documento vaticano – nella coscienza dell’essere umano e nei valori comuni a tutta l’umanità”. Questa Carta è tuttora valida? Va difesa e valorizzata? O va rivista?

D. – Anzitutto, va difesa e valorizzata perché non dimentichiamo che la famiglia come soggetto giuridico è una dimensione che attraversa i secoli, non è che sia nata l’altro ieri o cento anni fa. C’è una dimensione che attraversa la storia, che ha fatto della famiglia il primo luogo nel quale si apprende a essere assieme: è il primo “noi”. E, in questo senso, sottolinearne la soggettività è un riconoscimento dovuto soprattutto in un tempo nel quale lo sviluppo è diretto in particolare verso i diritti individuali, che – ovviamente – sono anch’essi sacrosanti, ma guai a contrapporli o ad esaltarli senza tener conto di quel “noi” della famiglia. In questi 30 anni, sono certamente cambiate ancora tantissime cose nella società, nella cultura oltre che in altri ambiti. Ma non c’è dubbio che – seppure possa essere necessario qualche aggiornamento – resta però in tutta la sua validità la richiesta alle comunità ecclesiali, ma anche alle diverse realtà civili e statali, che la famiglia sia riconosciuta come un soggetto che ha un suo valore, una sua vocazione, e diritti come anche doveri.

D. – Da un lato, tutti sulla carta difendono la famiglia in quanto tale, ma effettivamente c’è molta poca chiarezza. Ci sono anche molte spinte disgregatrici della famiglia, come viene intesa nel modo tradizionale, non solo dalla Chiesa ma anche dalle Carte delle Nazioni Unite…

R. – Io direi vi è anzitutto una riflessione da fare: siamo di fronte a una sorta di esaltazione dell’“io” fino ad averne le vertigini e la sottolineatura unilaterale o assoluta dell’“io” sta, in realtà, sgretolando la famiglia, ma non solo: sgretola tante altre forme di socialità. Non è un caso che siano in crisi le società delle città, le società delle Nazioni, sono in crisi i partiti, sono in crisi tante forme associative. Questo, perché? Perché, appunto, l’“io” diventa una sorta di idolo verso il quale tutto va piegato: sul suo altare si sacrifica tutto. Ecco perché bisogna essere molto cauti nell’incrinare questo soggetto che, come dicevo prima, ha attraversato i secoli, che è vero che è mutato nelle sue manifestazioni, ma non certo nella sua sostanza. E questo va compreso con grande attenzione. Penso che debba far riflettere un fatto che sta emergendo in questi ultimi anni, e cioè la crescita delle cosiddette famiglie uni personali, cioè dei single che si ritengono famiglia. Questo mi suggerisce una riflessione: che rifiutare o non attuare il matrimonio e la famiglia non vuol dire che crescano le altre forme, ma si va verso una sorta di società de-familiarizzata, in cui qualsiasi legame diventa a tal punto pesante che alla fine si decide che sia meglio star soli.

D. – Di questi temi sicuramente si parlerà nel Convegno pubblico, che è un’occasione anche per interpellare gli esperti…

R. – Il discernimento o l’approccio, l’incontro con la società richiede anche una logica scientifica, giuridica, sociologica per coglierne i diversi aspetti.

D. – Poi, ci saranno le famiglie protagoniste, sabato e domenica …

R. – E questo è l’altro appuntamento straordinario: il pellegrinaggio delle famiglie del mondo a Roma. Provengono da più di 75 Paesi, credo che siano 150-200 mila famiglie, che manifesteranno la gioia di essere, appunto, famiglie cristiane, il che non vuol dire che non ci siano problemi, dolori, difficoltà. Le famiglie che vengono qui, però, vogliono dire che la gioia e la bellezza della famiglia vale la pena anche con tutti i problemi che possano esserci. E’ la gioia più grande.

Ultimo aggiornamento: 24 ottobre







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