Il Papa ai cappellani delle carceri: non è un'utopia una giustizia dalle porte aperte
Dio non resta fuori dalle celle dei carcerati, ma è dentro anche Lui con loro: è quanto
ha detto il Papa ieri mattina ricevendo nell’Aula Paolo VI in Vaticano, prima dell’udienza
generale, i circa 200 partecipanti al Convegno nazionale dei cappellani delle carceri
Italiane promosso a Sacrofano, nei pressi di Roma, sul tema “Giustizia: pena o riconciliazione.
Liberi per liberare”. Il servizio di Sergio Centofanti:
E’ un grazie
caloroso quello che Papa Francesco rivolge ai cappellani che lavorano nelle carceri
di tutta Italia, chiedendo loro di far arrivare il suo saluto a tutti i detenuti:
“Per favore dite che prego per loro, li ho a cuore, prego il Signore e
la Madonna che possano superare positivamente questo periodo difficile della loro
vita. Che non si scoraggino, non si chiudano”.
Occorre saper dire loro
– afferma il Papa - che il Signore è vicino:
“Ma dite con i gesti, con
le parole, con il cuore che il Signore non rimane fuori, non rimane fuori dalla loro
cella, non rimane fuori dalle carceri, ma è dentro, è lì. Potete dire questo: il Signore
è dentro con loro; anche lui è un carcerato, ancora oggi, carcerato dei nostri egoismi,
dei nostri sistemi, di tante ingiustizie, perché è facile punire i più deboli, ma
i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque. Nessuna cella è così isolata da escludere
il Signore, nessuna; Lui è lì, piange con loro, lavora con loro, spera con loro”.
“Il
suo amore paterno e materno arriva dappertutto”, ha proseguito il Papa, che prega
“perché ciascuno apra il cuore a questo amore del Signore”. Quindi, ricorda che i
suoi contatti con alcuni carcerati che visitava a Buenos Aires continuano. Continua
a ricevere lettere da loro e li chiama per telefono:
“Qualche volta li chiamo,
specialmente la domenica, faccio una chiacchierata. Poi quando finisco penso: perché
lui è lì e non io che ho tanti e più motivi per stare lì? Pensare a questo mi fa bene:
poiché le debolezze che abbiamo sono le stesse, perché lui è caduto e non sono caduto
io? Per me questo è un mistero che mi fa pregare e mi fa avvicinare ai carcerati”.
Papa
Francesco prega anche per i cappellani, per il loro ministero, “che non è facile”,
ma è “molto impegnativo e molto importante” perché “esprime una delle opere di misericordia”
e rende “visibile quella presenza del Signore nel carcere”:
“Voi siete segno
della vicinanza di Cristo a questi fratelli che hanno bisogno di speranza. Recentemente
avete parlato di una giustizia di riconciliazione, ma anche di una giustizia di speranza,
di porte aperte, di orizzonti. Questa non è un'utopia, si può fare. Non è facile,
perché le nostre debolezze ci sono dappertutto, anche il diavolo c'è dappertutto,
le tentazioni ci sono dappertutto, ma bisogna sempre provarci”.
Infine,
eleva la sua preghiera alla Madonna: Lei – conclude - è la Madre di tutti i carcerati.
Papa
Francesco, in questi primi mesi di Pontificato, ha ricevuto oltre 500 lettere dai
detenuti italiani. I cappellani delle carceri del Paese sono 233, al servizio di circa
64.mila carcerati, senza contare le persone agli arresti domiciliari. Durante l’udienza
è stata donata al Papa una borsa da viaggio fabbricata per lui dalle detenute del
carcere femminile di Rebibbia.