Fukushima è ancora allarme radioattività nonostante le rassicurazioni delle autorità
Fukushima. Altre rilevazioni indicano la presenza di nuove sostanze radioattive sulla
costa davanti alla centrale in avaria. Le autorità tranquillizzano, ma la crisi rischia
di sfuggire al controllo. Stefano Vecchia:
Non c'è
pace per le squadre che continuano ad alternarsi all'interno dei reattori devastati
della centrale nucleare di Fukushima e nuove notizie alzano la tensione attorno agli
impianti. Il gestore della centrale, Tepco, ha anche ieri comunicato valori radioattivi
superiori di molto alla norma, in particolare per quanto riguarda il cesio-137. L'azienda
ha confermato di avere riscontrato per la seconda volta da agosto, quando ha iniziati
rilevamenti specifici nel mare prospiciente la centrale, la presenza della sostanza
per 1,6 becquerel per litro, più elevata rispetto al dato dell'8 ottobre, di 1,4 becquerel
per litro. Alla comunicazione, Tepco ha fatto come d'abitudine seguire un'opinione
tranquillizzante, sottolineando che l'impatto ambientale sarebbe minimo. La comunicazione
ha tuttavia evidenziato ancora una volta che son quanto meno contestabili le dichiarazioni
la visione ufficiali di fughe radioattive “sotto controllo”. In sé la fuoriuscita
in mare di sostanze contaminanti ha uno scarso rilievo per l'ambiente o la salute
(nonostante la situazione abbia portato al blocco delle importazione di pesce in Corea
del Sud), ma è sintomo della difficoltà di contenere le acque di raffreddamento dei
reattori, che presentano livelli sempre più alti di radiazioni. A due anni e mezzo
dall'avaria che ha innescato la crisi nucleare nella centrale di Fukushima-1, la situazione
rischia di sfuggire al controllo. I grandi contenitori via via aggiunti all'interno
della centrale contengono ora 340 milioni di litri di acqua altamente contaminata
e 400 tonnellate di acqua si verserebbero quotidianamente nell'oceano filtrando nel
sottosuolo e da qui finendo in mare. Ancora una volta un pericolo che la Tepco e in
generale le autorità politiche sembrano sottostimare, mentre resta sempre aperta la
possibilità a un intervento esterno finora mai negato ma insieme mai attivato, nonostante
le pressioni internazionali.