Mons. Chullikatt contro il Comitato Onu per i diritti dei bambini: travisa la Convenzione
sull’infanzia, garantire sempre il diritto di nascere
Ad “ogni bambino deve essere garantito in primo luogo il diritto di nascere”. E lo
Stato ha il “dovere di adottare misure concrete per sostenere i genitori nel ruolo
di crescere i loro figli”, “in condizioni di libertà e dignità”. Lo ha ribadito l’arcivescovo
Francis Chullikatt, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, davanti
al Comitato sulla promozione e protezione dei diritti dei bambini, riunito nell’ambito
dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in corso a New York. Il servizio di Roberta
Gisotti:
“Senza la vita,
tutti gli altri diritti sono privi di significato”. Mons. Chullikatt punta il dito
contro il Comitato, che ha travisato il testo della Convenzione Onu sui diritti del
bambino, esprimendo di fatto propri pareri, che non hanno la forza della giurisprudenza.
Anzitutto, dichiara il rappresentante della Santa Sede, “il feto è un membro
della nostra famiglia umana e non appartiene a nessuna sotto categoria di esseri umani”,
cosi come indica il preambolo della stessa Convenzione riguardo i diritti del bambino
“prima e dopo la nascita”. Ne consegue, che ad “ogni bambino deve essere garantito
in primo luogo il diritto di nascere”, “senza discriminazione alcuna”, incluso “il
sesso o la disabilità o politiche dettate dall’eugenetica”. Quindi la diagnosi prenatale
“per decidere se al bambino sarà permesso di nascere è incompatibile con la Convenzione”.
Richiama ancora il presule gli Stati a “compiere passi concreti per sostenere
i genitori nel ruolo di crescere i loro figli”, perché “ad ogni bambino - prescrive
la Convenzione - siano date opportunità e mezzi” “per consentire loro di sviluppare
fisicamente, moralmente e socialmente in modo sano e normale e in condizioni di libertà
e dignità”. Un ruolo insostituibile quello della famiglia per proteggere i bambini,
rivendica mons. Chullikatt, sottolineando come “povertà, disoccupazione, malattia,
disabilità, difficoltà di accedere a servizi sociali a causa di discriminazioni ed
esclusione” possano influenzare “la capacità dei genitori di prendersi cura dei propri
figli” e così anche "disturbi mentali e di comportamento, conflitti, tossicodipendenze
e violenze domestiche” possano indebolire “la capacità delle famiglie di fornire un
ambiente armonioso e sicuro”. Difendere dunque la responsabilità della famiglia e
l’autonomia dei genitori nella crescita dei figli per difendere i diritti dei bambini.
Contesta con fermezza, l’osservatore della Santa Sede, l’uso a sproposito
da parte del Comitato di espressioni come “orientamento sessuale” e “identità di genere”
e le raccomandazioni agli Stati di dare ai bambini un’educazione e indicazioni sulla
“salute sessuale, sulla contraccezione e sul cosiddetto aborto sicuro”, senza il consenso
dei genitori, di che ne fa le veci o tutori; di promuovere l’aborto come metodo di
pianificazione familiare e di fornire informazioni o servizi di salute sessuale e
riproduttiva senza tenere conto delle obiezioni di coscienza degli operatori. “Tali
raccomandazioni – denuncia il presule – sono particolarmente riprovevoli. Nessun aborto
è mai sicuro perché uccide la vita del bambino e danneggia la madre”. Da qui l’esortazione
alla comunità internazionale di sostenere i chiari principi di una della Convenzioni
più ratificate - eppure cosi travisata - sui diritti del bambino.