2013-10-21 12:55:50

La Chiesa in Ghana, Paese tra sviluppo e povertà: con noi padre Giorgio e fratel Nicholas


Da 36 anni è missionario tra i lebbrosi del Ghana: si chiama padre Giorgio Abram. Nel 1932, giovane medico, entra nell’Ordine francescano dei Frati Minori Conventuali, recandosi in missione nel Paese dell’Africa occidentale e, di fronte all’emergenza lebbra, fonda a Takoradi, nella regione centrale, il presidio medico che ancora guida. Fausta Speranza ha incontrato padre Giorgio in Ghana e gli ha chiesto di raccontarci qualcosa dell’evoluzione del suo impegno:RealAudioMP3

R. - Una grande evoluzione, perché è iniziata da tre soli missionari, evidentemente con poche risorse e anche con poche aspettative. Però, abbiamo iniziato subito il lavoro sociale ed io mi sono inserito nel campo della lebbra, perché c’erano poche medicine e molti malati, molti non ricevevano le medicine, e in ogni caso non erano molto efficaci. C’era poi il problema di far credere che si potesse guarire.

D. - A livello sanitario si è passati dai 50 mila casi che lei ha trovato nel ’32, ai 600 casi l’anno che si registrano adesso in Ghana e che peraltro sono guaribili …

R. - Esatto. Intanto è stato fatto un grosso passo scientifico e sono state trovate delle medicine che curano la lebbra e uccidono il batterio: prima si curava con dei batteri statici e quindi si doveva continuare a tenere i batteri fermi, tanto per capirci, ma non sconfitti. Invece con la rifampicina, che è un antibiotico che va direttamente al microbatterio della lebbra, sappiamo che si può guarire. Ma non solo: non si è più infettivi e quello è molto importante. Quindi, per il fatto che abbiamo trovato medicine nuove, abbiamo potuto lasciare i pazienti a casa, perché non sono più contagiosi. Ed è questo che ci ha aiutato a convincere la gente che di lebbra si può guarire. Così la vedo io.

D. - Diciamo che nel nostro immaginario è un po’ una malattia del passato, ma invece in alcuni posti del mondo purtroppo ancora si trova… Sicuramente è sinonimo di emarginazione, di solitudine, di abbandono: gli stessi malati, sin dall’antichità, si isolavano perché le condizioni fisiche sono veramente drammatiche. E ci viene subito in mente che lei da sempre mette in pratica l’invito che adesso Papa Francesco ripete spesso: di arrivare alle periferie del mondo….

R. - Questa è la mia vocazione: arrivare proprio a quelli che hanno più bisogno. Mi ha sempre sollecitato ad intervenire il fatto di vedere questa gente emarginata, che non può partecipare alla società… E questo è quello che ho trovato quando sono arrivato in Ghana. Come missione adesso siamo in otto, nella missione di Takoradi: siamo tre non ghanesi e cinque ghanesi. Per me è una bellissima vita insieme, dove ognuno ha il suo lavoro - quindi parrocchia, scuola, stazioni missionarie e stampa, perché stampiamo un mensile cattolico, l’unico che viene stampato in Ghana - però poi ci ritroviamo insieme, insieme a pregare e insieme a raccontarci le esperienze della nostra vita.

Il Ghana ha una crescita economica del 7,5% ed è uno dei Paesi in più forte sviluppo dell’Africa occidentale e del continente nero. Ma la condizione della popolazione migliora molto più lentamente degli indici economici. Fausta Speranza ha incontrato ad Accra, capitale del Ghana, fratel Nicholas Afriyie, segretario generale della Conferenza episcopale ghanese:

R. – The Country is developing: if you compare it with some years back…
Il Paese si sta evolvendo: se facciamo il confronto con qualche anno fa o ancora di più con la situazione del Ghana di 20 anni fa, e si osserva il Paese ora, la situazione è migliorata. Stiamo costruendo strade, il Paese si sta sviluppando sotto molto aspetti, ma ciò nonostante, la gente è povera. Credo sia colpa di certi meccanismi dell’economia, perché i benefici dell’economia non si stanno espandendo ai livelli più bassi e questo significa che la gente non ha lavoro. Se la gente non ha lavoro, significa che sta a casa, perché non ha niente da fare. E poi i contadini restano tutti contadini, il popolo non ha parte nel commercio: se considera tutto questo, si rende conto che, da un punto di vista finanziario, la gente è veramente povera.

D. – Sono stati scoperti giacimenti di petrolio: c’è il rischio che possa diventare causa di tensioni sociali o conflitti? O che aumenti il divario tra ricchi e poveri invece di farlo diminuire?

R. – So far, in Ghana we are lucky, so far we haven’t had that. …
Fino ad oggi, noi, in Ghana, siamo stati fortunati, perché fino ad oggi non c’è stato nulla di tutto questo: non ci sono conflitti intorno al petrolio. Non abbiamo percepito in maniera determinante l’impatto della scoperta del petrolio nel Paese, come è successo in altri Paesi, e quindi tensioni tra le persone che cercano il denaro nel petrolio non ci sono ancora. E noi preghiamo che questa situazione di tranquillità nel Paese rimanga! Che la gente non si trovi a combattere a causa del petrolio, uccidendosi a vicenda per i proventi del petrolio …







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