La Chiesa in Ghana, Paese tra sviluppo e povertà: con noi padre Giorgio e fratel Nicholas
Da 36 anni è missionario tra i lebbrosi del Ghana: si chiama padre Giorgio Abram.
Nel 1932, giovane medico, entra nell’Ordine francescano dei Frati Minori Conventuali,
recandosi in missione nel Paese dell’Africa occidentale e, di fronte all’emergenza
lebbra, fonda a Takoradi, nella regione centrale, il presidio medico che ancora guida.
Fausta Speranza ha incontrato padre Giorgio in Ghana e gli ha chiesto di raccontarci
qualcosa dell’evoluzione del suo impegno:
R. - Una grande
evoluzione, perché è iniziata da tre soli missionari, evidentemente con poche risorse
e anche con poche aspettative. Però, abbiamo iniziato subito il lavoro sociale ed
io mi sono inserito nel campo della lebbra, perché c’erano poche medicine e molti
malati, molti non ricevevano le medicine, e in ogni caso non erano molto efficaci.
C’era poi il problema di far credere che si potesse guarire.
D. - A livello
sanitario si è passati dai 50 mila casi che lei ha trovato nel ’32, ai 600 casi l’anno
che si registrano adesso in Ghana e che peraltro sono guaribili …
R. - Esatto.
Intanto è stato fatto un grosso passo scientifico e sono state trovate delle medicine
che curano la lebbra e uccidono il batterio: prima si curava con dei batteri statici
e quindi si doveva continuare a tenere i batteri fermi, tanto per capirci, ma non
sconfitti. Invece con la rifampicina, che è un antibiotico che va direttamente al
microbatterio della lebbra, sappiamo che si può guarire. Ma non solo: non si è più
infettivi e quello è molto importante. Quindi, per il fatto che abbiamo trovato medicine
nuove, abbiamo potuto lasciare i pazienti a casa, perché non sono più contagiosi.
Ed è questo che ci ha aiutato a convincere la gente che di lebbra si può guarire.
Così la vedo io.
D. - Diciamo che nel nostro immaginario è un po’ una malattia
del passato, ma invece in alcuni posti del mondo purtroppo ancora si trova… Sicuramente
è sinonimo di emarginazione, di solitudine, di abbandono: gli stessi malati, sin dall’antichità,
si isolavano perché le condizioni fisiche sono veramente drammatiche. E ci viene subito
in mente che lei da sempre mette in pratica l’invito che adesso Papa Francesco ripete
spesso: di arrivare alle periferie del mondo….
R. - Questa è la mia vocazione:
arrivare proprio a quelli che hanno più bisogno. Mi ha sempre sollecitato ad intervenire
il fatto di vedere questa gente emarginata, che non può partecipare alla società…
E questo è quello che ho trovato quando sono arrivato in Ghana. Come missione adesso
siamo in otto, nella missione di Takoradi: siamo tre non ghanesi e cinque ghanesi.
Per me è una bellissima vita insieme, dove ognuno ha il suo lavoro - quindi parrocchia,
scuola, stazioni missionarie e stampa, perché stampiamo un mensile cattolico, l’unico
che viene stampato in Ghana - però poi ci ritroviamo insieme, insieme a pregare e
insieme a raccontarci le esperienze della nostra vita.
Il Ghana ha una crescita
economica del 7,5% ed è uno dei Paesi in più forte sviluppo dell’Africa occidentale
e del continente nero. Ma la condizione della popolazione migliora molto più lentamente
degli indici economici. Fausta Speranza ha incontrato ad Accra, capitale del
Ghana, fratel Nicholas Afriyie, segretario generale della Conferenza episcopale
ghanese:
R. – The Country is developing: if you compare it with some years
back… Il Paese si sta evolvendo: se facciamo il confronto con qualche anno fa o
ancora di più con la situazione del Ghana di 20 anni fa, e si osserva il Paese ora,
la situazione è migliorata. Stiamo costruendo strade, il Paese si sta sviluppando
sotto molto aspetti, ma ciò nonostante, la gente è povera. Credo sia colpa di certi
meccanismi dell’economia, perché i benefici dell’economia non si stanno espandendo
ai livelli più bassi e questo significa che la gente non ha lavoro. Se la gente non
ha lavoro, significa che sta a casa, perché non ha niente da fare. E poi i contadini
restano tutti contadini, il popolo non ha parte nel commercio: se considera tutto
questo, si rende conto che, da un punto di vista finanziario, la gente è veramente
povera.
D. – Sono stati scoperti giacimenti di petrolio: c’è il rischio che
possa diventare causa di tensioni sociali o conflitti? O che aumenti il divario tra
ricchi e poveri invece di farlo diminuire?
R. – So far, in Ghana we are lucky,
so far we haven’t had that. … Fino ad oggi, noi, in Ghana, siamo stati fortunati,
perché fino ad oggi non c’è stato nulla di tutto questo: non ci sono conflitti intorno
al petrolio. Non abbiamo percepito in maniera determinante l’impatto della scoperta
del petrolio nel Paese, come è successo in altri Paesi, e quindi tensioni tra le persone
che cercano il denaro nel petrolio non ci sono ancora. E noi preghiamo che questa
situazione di tranquillità nel Paese rimanga! Che la gente non si trovi a combattere
a causa del petrolio, uccidendosi a vicenda per i proventi del petrolio …