Commemorati i morti nei naufragi di Lampedusa. Mons Mogavero: compassione e condivisione
Una cerimonia interreligiosa con preghiere e canti: così sul litorale di Agrigento
sono state commemorate ieri le 400 vittime dei naufragi avvenuti ad ottobre nel Mediterraneo.
Presenti oltre a superstiti e parenti anche i rappresentanti del governo, il vicepremier
Alfano - contestato dalla folla e portato via dalla scorta - e i ministri dell’Integrazione
e della Difesa. Intanto il sindaco di Lampedusa ha portato a Roma le sue proposte
per un nuovo sistema di protezione umanitaria da far arrivare all’Europa. Il servizio
di Gabriella Ceraso:
Musulmani, cattolici,
ortodossi, insieme sul molo san leone di Agrigento: sono i superstiti e i parenti
delle vittime di quei tragici 3 e 11 ottobre scorsi, giunti dall’Europa e da diverse
città italiane, 150 circa, hanno pregato e hanno lanciato in mare una corona di fiori.
Sono tanti ma non tutti: per coloro che al mare sono sopravvissuti e sono a Lampedusa,
non è stato possibile. Ieri mattina con una rivolta al centro di accoglienza, poi
rientrata, hanno manifestato tutto il loro disappunto. Qui oggi non c’è spazio per
le polemiche, solo per il ricordo dei nostri fratelli, dice la comunità eritrea e
lo ripete anche mons Domenico Mogavero vescovo di Mazara del Vallo al loro
fianco:
“Al di là di tutte le ragioni polemiche, delle rivendicazioni alquanto
giuste, sui tempi e sull’opportunità di questa manifestazione, io credo che in questo
momento bisogna rivolgere un pensiero sia ai superstiti, sia ai defunti: fratelli
che cercando un approdo di pace e di speranza, quando già lo intravvedevano sulle
coste lampedusane, hanno visto naufragare tutte le loro attese. Quindi in questo momento,
forse, i sentimenti migliori sono quelli che ha espresso Papa Francesco nella sua
visita a Lampedusa: sentimenti di compassione e di condivisione, oltre che di solidarietà
e di suffragio. Queste morti ci appartengono comunque, anche se non sono morti di
italiani”.
Come vescovi rappresentanti della Sicilia, chiamati sempre
in causa e sempre in prima linea, dopo questa esperienza, mons Mogavero, come state
reagendo e soprattutto quale urgenza che vi siete posti?
“Ci siamo posti
un’urgenza di carattere umanitario, che ci fa dare offerte di disponibilità per la
prima accoglienza e per il soccorso. E poi, soprattutto, ci siamo detti che è urgente
un’opera di formazione per la nostra gente, perché non si lasci prendere da sentimenti
o da atteggiamenti che non siano umanitari ed evangelici. Consapevoli - come siamo
- che anche al nostro interno qualcuno si lascia prendere la mano da emozioni o sensazioni
che hanno poco di umano e di cristiano. Quindi una strategia di carattere educativo,
oltre a confermarci nell’opera di accoglienza e di solidarietà per le prime cure da
prestare a questi nostri fratelli”.
Intanto le urgenze in tema di immigrazione
restano: qualcuno a fine cerimonia grida “basta con la Bossi-Fini” al vicepremier
Alfano e lo stesso sindaco di Lampedusa ieri al Senato e al Quirinale ha proposto
nuove forme di protezione umanitaria da ottenere già nei Paesi di partenza o di passaggio
attraverso presidi internazionale. Giusi Nicolini fa presente la necessità
di cambiare i piani umanitari e cambiare la normativa:
“Noi dobbiamo subito
cambiare qualcosa: ci vuole una risposta umanitaria e una politica spciale che ancora
stentiamo ad avere” La speranza è che se ne prenda atto al Consiglio europeo
del 24 e 25 ottobre prossimo quando anche lei sarà a Bruxelles per incontrare il presidente
del parlamento Martin Schultz.