Il Papa ai parlamentari sulle orme di San Tommaso Moro: vivere la politica come forma
eminente di carità
“In occasione del pellegrinaggio di un folto gruppo di parlamentari italiani alla
tomba e ai luoghi di san Tommaso Moro, patrono dei governanti e dei politici”, Papa
Francesco ha rivolto un cordiale saluto ai partecipanti in un messaggio a firma del
sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Angelo
Becciu inviato a mons. Lorenzo Leuzzi, cappellano della Camera, che partecipa all’evento.
Il Papa esprime “il suo apprezzamento per l’iniziativa” e “incoraggia a vivere l’impegno
politico come forma eminente di carità al servizio del bene comune”. Debora Donnini
ha intervistato Maurizio Lupi, tra gli organizzatori dell’evento:
R. - Questo
gesto è stato pensato all’interno del percorso che ognuno di noi sta facendo in questo
Anno della Fede. Alla Camera dei Deputati c’è un cappellano, mons. Leuzzi, c’è una
comunità che vive durante l’anno con la Messa al mattino, con i momenti di incontro
che coinvolgono trasversalmente tutti i parlamentari che credono. Quindi, venire nei
luoghi di Tommaso Moro – che Giovanni Paolo II ha proclamato patrono dei governanti
e dei politici – ci sembrava un gesto concreto per ricordare ad ognuno di noi la ragione
per cui esercitiamo questa responsabilità.
D. – Quale clima c’è tra i parlamentari
che appunto appartengono a diversi partiti: Pdl, Pd, Scelta Civica ed altri…
R.
– Sì, ci sono amici anche del Movimento 5 Stelle. Il clima è assolutamente positivo.
Siamo coscienti che, pur avendo fatto scelte politiche diverse, la ragione per cui
ognuno di noi si impegna è la stessa: servire il bene comune. Quindi, c’è un desiderio
di fare un percorso insieme e di stimarsi l’un l’altro anche se convinti che poi la
concretezza di queste azioni può tradursi con proposte politiche diverse. In un momento
come questo, che il nostro Paese sta attraversando, credo che noi tutti dobbiamo ricordarci
- come Tommaso Moro ha fatto nella sua storia con coerenza - che lo scopo del nostro
agire è veramente ritornare a queste parole: “gratuità” e “bene comune”.
D.
–Le tappe del pellegrinaggio sono Westminster - il Parlamento – Canterbury e la Torre
di Londra. Come vivete questi momenti come pellegrinaggio?
R. – Westminster,
il Parlamento, indica che quando uno è chiamato ad una responsabilità – come Tommaso
Moro ci ha insegnato – bisogna svolgerla bene fino in fondo. San Tommaso Moro, per
esempio, fu uno dei migliori ministri della Giustizia: quando divenne ministro si
trovava, come adesso, con tantissimi arretrati. Facendo bene il suo lavoro, smaltì
tutte le pratiche. Per quanto riguarda Canterbury: Tommaso Moro è stato Santo e politico
ma ha sempre tenuto ben presenti e distinte le due aree. La figura di Tommaso Moro
ci dice cos’è la santità. La fede non detta le regole alla politica ma la fede aiuta
ed educa alla ragione per cui si fa politica e si servono le istituzioni. Se si perde
la ragione ultima - come Moro ci ha testimoniato – per cui uno non solo vive ma vuole
bene al proprio Paese alla fine si serve solo il potere. Per noi tenere viva l’esperienza
del cristianesimo - come ci ha ricordato Papa Francesco - come annuncio presente nella
vita oggi e non del passato, è una testimonianza che noi ripercorreremo appunto nei
luoghi dove questa fede viene vissuta ed esercitata. La Torre di Londra è la tappa
finale: qui ci colpisce molto il martirio, la possibilità - pur volendo bene al proprio
re – di non rinunciare a quello in cui si crede. Paradossalmente, un grande politico
come Tommaso Moro perde la propria vita per il silenzio, cioè rispetta il proprio
Re ma non tradisce i propri ideali ed è questo che il potere poi non tollera.