Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella 29.ma Domenica del Tempo ordinario, in cui si celebra anche la Giornata Missionaria
Mondiale, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù, affermando la necessità di
pregare sempre, senza stancarsi mai, racconta la parabola in cui una vedova chiede
giustizia a un giudice disonesto che cede alla povera donna solo per la sua insistenza.
Gesù conclude:
“E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano
giorno e notte verso di lui?”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo una
breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio
Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
La Giornata
Missionaria fa presente a tutti ciò che siamo: Cristo ha voluto la Chiesa perché fosse,
con Lui, la luce del mondo. Nel Vangelo, Gesù propone ai suoi discepoli di essere
come Lui è da sempre: nell’intimità del Padre, in preghiera. Questa, prima di essere
un insieme di parole, è un’attitudine, uno “stare” con il Signore, uno “stare dentro”
la sua volontà. Quando questa attitudine è messa a rischio dal “nemico”, che – davanti
alla difficoltà, al dolore, alla storia che non comprendi – ti dice con irrisione:
“Il tuo Dio? Dov’è il tuo Dio”? (cf Sal 42), allora la preghiera si fa grido, il grido
di questa vedova che cerca giustizia presso un giudice iniquo: “Fammi giustizia contro
il mio avversario”. Il testo greco, da una parte, mostra che questo giudice è “un
uomo incapace di provare vergogna”, ma, dall’altra, ci mostra una donna – non una
rassegnata o una vittima – che sa quello che vuole. Tanto che il giudice accetta di
farle giustizia, perché non lo aggredisca (così si potrebbe tradurre quel “non venga
continuamente ad importunarmi”) (cf L.T. Johnson, Il Vangelo di Luca, 239). E il Signore
ci dice con forza: “E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno
e notte verso di lui?”. E aggiunge: “Io vi dico – un “io divino” che non ammette ritardi
o inadempienze – che farà loro giustizia prontamente”. Ma c’è un rischio, il nemico
c’è e può rubarci la fede: non possiamo stancarci di gridare a Dio, e non pregare
più; il Signore lo sa, e viene oggi a scuoterci con una domanda, che è rivolta a me
e a te – ma che è pure un interrogativo su tutta la storia dell’uomo: “Ma il Figlio
dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.