India. Testimonianza ed evangelizzazione: i religiosi in chiusura dell’Anno della
Fede
“L’India ha bisogno di Cristo. Nel contesto socio-politico indiano noi religiosi siamo
chiamati a testimoniare il Vangelo. Magari potrebbe non esserci consentito battezzare,
ma possiamo promuovere dei ‘Christa-bhakta’ cioè dei ‘devoti di Cristo’ fra gli indù,
che non accettano il rito del battesimo in quanto comporta un rifiuto pubblico della
loro religione e casta”: come afferma una nota inviata all'agenzia Fides dalla “Conferenza
dei Religiosi dell’India”, è quanto ha detto padre Mahendra Paul, Superiore generale
della “India Missionary Society”, ordine religioso molto diffuso nel subcontinente
indiano, intervenendo a un meeting dei Superiori maggiori delle congregazioni religiose,
maschili e femminili, organizzato nei giorni scorsi ad Agra in occasione della chiusura
dell’Anno della Fede. Come appreso da Fides, a conclusione di un tempo dedicato alla
riflessione, i religiosi indiani ritrovano le motivazioni profonde per la loro opera
di “testimoni ed evangelizzatori”. Padre Mahendra Paul ha rimarcato: “L'India sostiene
di avere una cultura religiosa, ma in termini di etica, è una delle società più corrotti
del mondo. Vi sono ingiustizie e violenze, atrocità sulle donne ed i bambini, divisioni
di casta. In India, la religione non trasforma la vita. I mass media sono pieni di
propaganda religiosa e incoraggiano pratiche superstiziose che spesso sono solo atti
di vuoto ritualismo”. E’ la fede il “generatore” dell’evangelizzazione, ha rimarcato
in modo energico il relatore. “La fede non è statica, ma conduce ad una vita attiva
in linea con gli ideali e i valori di Gesù: la fede genera il cambiamento”. In particolare,
invitare gli indù a diventare “Christa-bhakta” è una possibile “strada propedeutica”
o una “strategia alternativa” che, ha ricordato il Superiore, “è quello di cui parlava
Madre Teresa: la conversione del cuore”. Nel confronto che ne è seguito, i religiosi
indiani, certi che “che persone che hanno fatto una autentica esperienza di Dio possono
condividerla”, hanno espresso il desiderio di “ravvivare il fuoco divino in noi per
riempire il mondo con la luce della sua bontà”. (R.P.)