La Thailandia è il Paese del sudest asiatico con il maggior numero di schiavi: 500mila
persone, per lo più lavoratori migranti. A rivelarlo uno studio della Walk Free Foundation,
organizzazione benefica internazionale, che ha stilato una classifica delle nazioni
in base al numero di vittime soggette a traffico umano, lavoro forzato o debiti da
saldare. In tutto il mondo vi sono circa 29,8 milioni di persone ridotte in schiavitù.
L'associazione - riferisce l'agenzia AsiaNews - pone la Thailandia al 24mo posto su
162 Paesi in esame, ma la nazione emerge come centro dello sfruttamento della regione
del Mekong: il numero complessivo degli schiavi è il 7mo in tutto il mondo. Le vittime
sono per la maggior parte lavoratori migranti originari di Mynamar, Laos e Cambogia,
mentre le donne thai sono spesso destinate ai lavori domestici o all'industria del
sesso nel resto del mondo. Lo studio mostra inoltre che in Thailandia sia il traffico
di adulti che di bambini è problematico, con le vittime destinate ai "mercati" di
Cina, Germania, Israele, Giappone, Sudafrica e Stati Uniti. In Thailandia anche il
settore della pesca dà luogo ad altre forme di schiavismo: si stima che 200mila migranti
lavorino in quest'industria, la maggior parte dei quali in modo forzato. Su scala
mondiale, lo studio pone la Mauritania al primo posto, con la più alta proporzione
al mondo di schiavi rispetto alla sua popolazione: 150mila vittime su 3,8 milioni
di abitanti. A seguire vi sono Haiti e il Pakistan. In generale, l'Asia "ospita" tre
quarti degli schiavi di tutto il mondo. (R.P.)