Udienza generale. Il Papa: una Chiesa chiusa in sé e nel passato tradisce la propria
identità
“La Chiesa è apostolica”, avete mai riflettuto sul significato di questa espressione
che pronunciamo nel Credo? Cosi il Papa ieri mattina rivolto ai fedeli e turisti –
circa 70 mila dai cinque continenti - raccolti in Piazza San Pietro per l’udienza
generale. Consueto bagno di folla per Francesco, che ha invitato tutti a riscoprire
tutta la bellezza di essere una Chiesa che predica, custodisce e porta il Vangelo
a tutto il mondo. Il servizio di Roberta Gisotti:
Professare che
la Chiesa è "apostolica" significa – ha spiegato Papa Francesco – sottolineare il
suo “legame costitutivo” con gli Apostoli, quei dodici uomini che Gesù un giorno chiamò
a se, per nome, perché rimanessero con lui e per mandarli a predicare. Apostolo in
greco vuol dire infatti "mandato" "inviato". E il primo lavoro di un apostolo – ha
ricordato il Papa – è pregare e il secondo è annunciare il Vangelo:
"E quando
pensiamo ai successori degli Apostoli – i vescovi: tutti i vescovi, anche il Papa
è vescovo – dobbiamo chiederci se questo successore dell’apostolo prega e annuncia
il Vangelo".
Ed anche tutti noi – ha aggiunto Francesco – se vogliamo essere
apostoli dobbiamo chiederci:
“Io prego per la salvezza del mondo, e annuncio
il Vangelo?”.
Una Chiesa apostolica è “fondata sulla predicazione degli
Apostoli”:
"La nostra fede, la Chiesa che Cristo ha voluto, non si fonda
su un’idea, su una filosofia, ma su Cristo stesso. E la Chiesa è come una pianta che
lungo i secoli è cresciuta, si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono
ben piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che hanno avuto gli Apostoli,
scelti e inviati da Gesù, giunge fino a noi".
Una Chiesa apostolica “custodisce
e trasmette”:
"E’ come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga,
ma l’acqua che scorre è sempre quella che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo
stesso: Lui è il Risorto, il Vivente, e le sue parole non passano,perché
Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi, qui; Lui ci sente quando noi parliamo
con Lui, ci ascolta, Lui è nel nostro cuore: Gesù è con noi, oggi! E questa è la bellezza
della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo tra noi, che Gesù Cristo è vivo perché è
risorto".
La Chiesa “dono importante che Cristo ci ha fatto”, “dove lo
possiamo incontrare”:
"Pensiamo mai a come è proprio la Chiesa nel suo cammino
lungo questi secoli – nonostante le difficoltà, i problemi, le debolezze – che ci
trasmette l’autentico messaggio di Cristo? Ci dona la sicurezza che ciò in cui crediamo
è realmente ciò che Cristo ci ha comunicato?".
La Chiesa è “inviata a portare
il Vangelo a tutto il mondo”, con la ferma coscienza di essere missionaria:
"Ancora
una volta chiediamoci: siamo missionari con la nostra parola e
ma soprattutto con la nostra vita cristiana? Con la nostra testimonianza? O siamo
cristiano chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese? Cristiani di sagrestia? Cristiani
solo di parole, ma che vivono come pagani? Ma, dobbiamo farci queste cose, eh? Questo
non è un rimprovero: anche io lo dico a me: come sono cristiano? Con la testimonianza,
davvero?".
Il Papa ha quindi concluso:
"Una Chiesa che si chiude
in se stessa e nel passato tradisce la propria identità. Allora, riscopriamo tutta
la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica!".
Nei saluti
finali, Francesco ha reso omaggio alla memoria di santa Margherita Maria Alacoque
ed ha ricordato l’odierna Giornata mondiale dell’Alimentazione indetta dall’Onu e
la Giornata del rifiuto della miseria, che ricorre domani, promossa dal Movimento
internazionale Quarto Mondo. Un indirizzo particolare è andato anche alle Agostiniane
missionarie, che celebrano il Capitolo generale.