2013-10-16 14:17:24

"Bra Day 2013": esperti e chirurghi informano su tumore al seno e ricostruzione mammaria


Celebrata ieri il "Bra Day Italy" 2013, la Giornata internazionale per la consapevolezza sulla ricostruzione mammaria, un evento che viene organizzato in oltre dieci Paesi. In Italia sono diversi i Centri che Hanno festeggiato questa giornata. Fra questi, il Policlinico Agostino Gemelli di Roma impegnato in un pomeriggio di incontro fra oncologi, psicobiologi, chirurghi plastici e pazienti, per condividere la propria esperienza vissuta nelle fasi della malattia, dalla diagnosi di cancro al seno alla ricostruzione mammaria. Qual è lo scopo del Bra Day? Eliana Astorri lo ha chiesto alla dottoressa Marzia Salgarello, ricercatore dell’Unità di chirurgia plastica del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:RealAudioMP3

R. - Anzitutto divulgativo, perché la cosa più importante è che le pazienti possano sapere che la ricostruzione mammaria si può fare e si può fare praticamente in ogni caso. E che siano informate per chiederla, perché non sempre viene proposta. Quindi, uno scopo informativo e divulgativo.

D. - Ci può spiegare la fase in cui il medico informa la donna dell’asportazione della mammella che subirà e l’ipotesi di ricostruzione?

R. - Sì, tutto questo avviene nelle strutture dedicate. Nel momento in cui il chirurgo senologo, o comunque il chirurgo che si occupa di mammella, fa la diagnosi, mette la paziente di fronte alla chirurgia terapeutica, che è quella di asportazione della mammella, cosiddetta mastectomia. Dunque, in questo momento, bisogna far sapere alle nostre pazienti, alle signore, che è possibile una ricostruzione. Ma per fare tutto ciò bisogna essere in grado di effettuarla e non tutti gli ospedali hanno questa possibilità, perché è un’opzione ricostruttiva plastica, per cui l’ideale sarebbe che ci fosse il chirurgo plastico. Forse, questa è la limitante, che non in tutte le strutture ospedaliere universitarie in cui si fa la chirurgia della mammella, c’è anche la possibilità dell’integrazione con la chirurgia plastica. Da qui - ripeto - l’importanza delle strutture dedicate, le cosiddette breast unity, in cui il gruppo è multidisciplinare: ci sono, oltre ai chirurghi senologi, gli oncologi, ci sono i radioterapisti, ci sono gli psiconcologi e, appunto, c’è il chirurgo plastico. Questa è - diciamo - la situazione che fa la differenza.

D. - La mastectomia oggi è sempre più conservativa?

R. - Sì, per fortuna sì. Ovvero, la mastectomia oggi risparmia quanto più può di pelle della mammella: passiamo dalle mastectomie tradizionali in cui si portava via tanta pelle a quelle in cui si porta via tutto l’interno, ovvero la ghiandola, portando via dell’esterno solo l’areola e il capezzolo o addirittura alle più moderne - si chiamano nipple-sparing - col risparmio dell’areola e del capezzolo. Queste sono, dal punto di vista ricostruttivo, molto più belle perché conservando tutto l’esterno, noi abbiamo solo il problema di riempire questo involucro cutaneo, perché viene portata via la ghiandola, che è appunto il contenuto, rimanendo intatto l’esterno.

D. - Dottoressa, per la donna è quindi importantissimo sapere prima quale sarà il risultato della ricostruzione, come verrà effettuato, quali saranno i tempi di convalescenza?

R. - Sì. L’informazione non è solamente dire si può ricostruire, ma è valutare insieme come ricostruirla, perché le opzioni - come abbiamo detto - terapeutiche, ricostruttive e plastiche ricostruttive sono più di una. Ci sono parecchie possibilità. Decidere in ogni caso cosa fare con la singola persona vuol dire calibrare l’intervento sulla paziente. Quindi, parlare con lei, spiegarle e vedere cosa vuole fare, perché non sempre quello che il medico ha in mente è in realtà quello che la paziente desidera o quello che lei è disposta a fare. Perché alcune possibilità terapeutiche sembrano molto semplici - come la protesi - però poi a distanza di tempo la paziente dovrà fare altri interventi, perché la protesi un pochino si modifica nel tempo, mentre se scegliesse un’opzione con i tessuti propri - per esempio con i tessuti della pancia - nell’immediato avrà un intervento un pochino più complesso, però alla lunga avrà una intervento che è più definitivo, che poi non deve ritoccare. Sono quindi tutte cose che bisogna mettere sul piatto della bilancia e verificarle con le pazienti. Non è solo informare su cosa si può fare, ma informare sul come si può fare e vedere la paziente che cosa ha voglia di fare in quel momento, perché tutto è perfettibile. Tutto questo - lo ripeto - va calibrato sulla paziente, perché è la paziente che deve decidere. Non le deve essere imposta né la ricostruzione, né la metodica di ricostruzione. E’ molto importante entrare in sintonia con le persone, perché tutto questo è un mondo che è difficile affrontare. E’ un impatto molto forte: la diagnosi, la cura che si propone e poi la ricostruzione… Alcune persone non ce la fanno. E’ un grosso peso psicologico oltre che fisico. Quindi, bisogna stare molto attenti a come si dicono le cose per farle accettare nella maniera giusta.

Ultimo aggiornamento: 17 ottobre







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