2013-10-14 13:04:06

Unione Africana: chiesta l'immunità al Cpi per i capi di Stato in carica


Una richiesta di immunità per i Capi di Stato e di governo in carica, ma non la rottura auspicata dal presidente keniano Uhuru Kenyatta: quotidiani e portali di informazione sub-sahariani riassumono in questi termini l’esito di un vertice dell’Unione Africana dedicato ai rapporti con la Corte penale internazionale (Cpi). “Durante il summit di Addis Abeba – sottolinea AllAfrica – è stato chiesto che i capi di Stato e di governo in carica non siano processati e che i casi di Kenyatta e del suo vice William Ruto siano rinviati”. Nella capitale etiopica, però, non è stato raggiunto il quorum dei due terzi necessario perché l’Unione Africana nel suo complesso denunciasse il trattato istitutivo del tribunale con sede all’Aja. “Non c’è stato in alcun segno – evidenzia AllAfrica – di quel ritiro africano in massa nel quale Kenyatta sperava”. Sul piano formale, le decisioni assunte tra venerdì e sabato sono state due. Da un lato, una risoluzione nella quale si chiede di sospendere i procedimenti nei confronti dei presidenti in carica, non solo Kenyatta ma anche il suo omologo sudanese Omar Hassan Al Bashir. Da un altro, l’invito al governo di Nairobi di chiedere al Consiglio di sicurezza dell’Onu il rinvio del processo a Kenyatta, in programma già il mese prossimo. Nel corso del vertice a rilasciare dichiarazioni sono stati diversi capi di Stato e di governo. Hailemariam Desalegn, primo ministro dell’Etiopia e presidente di turno dell’Unione Africana, è tornato ad accusare la Cpi di prendere di mira solo i dirigenti del continente. Una posizione espressa anche da Kenyatta, che ha addirittura parlato di “razzismo” e definito il tribunale dell’Aja “un giocattolo nelle mani di potenze imperiali in declino”. Secondo il presidente sudafricano Jacob Zuma, il continente non vuole l’impunità per i suoi dirigenti ma che si aspetti la fine del loro mandato per l’avvio dei processi. Critiche nei confronti della posizione emersa ad Addis Abeba sono state invece espresse da organizzazioni non governative, intellettuali, attivisti per i diritti umani. “Ad Addis Abeba è passato il messaggio sbagliato – ha detto Tawanda Hondora, di Amnesty International – e cioè che i politici del continente mettono i loro interessi al di sopra di quelli delle vittime di crimini di guerra, di crimini contro l’umanità e di genocidio”. (R.P.)







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