Italia immigrazione: vertice a Palazzo Chigi. Naufragi 3 e 11 ottobre: 402 vittime
e 150 dispersi
L’immigrazione ancora al centro della cronaca e del dibattito politico in Italia e
in Europa. Oggi vertice del governo a Palazzo Chigi per definire gli ultimi dettaglia
dell’operazione umanitaria ‘Mare sicuro’, che dovrebbe partire domani per impedire
nuove tragedie nelle acque del Mediterraneo. Il servizio di Roberta Gisotti :
221 gli
ultimi migranti, tra cui 40 donne con alcuni bambini, di probabile origine siriana,
giunti ieri sera nel porto di Reggio Calabria, soccorsi dalla Guardia di Finanza al
largo delle coste calabresi. AltrI 235 sono arrivati a Porte Empedocle. E si allunga
ancora la lista dei morti dei due naufragi del 3 e 11 ottobre scorsi, che il mare
di Lampedusa continua a restituire: 364 e 38 le vittime accertate, ultimo un bimbo
di 3 anni recuperato dalla Marina Maltese ma la conta non è finita perché all’appello
mancano ancora 150 persone. Intanto il dibattito politico stenta a raggiungere una
mediazione sul superamento della Legge Bossi Fini invocata da più parti, e la cancellazione
del reato di clandestinità: il premier Letta ha dichiarato “da cittadino e da politico
la abolirei”, ma ministro delle Infrastrutture Lupi ha ribadito che la clandestinità
“è un reato che un Paese deve sancire”, e che la questione immigrazione riguarda tutta
l’Europa, mentre Flavio Tosi della Lega Nord è per rivedere la legge Bossi-Fini a
patto che “rimanga inalterato il concetto di immigrazione clandestina”, e ancora il
ministro della Difesa, Mauro ha chiesto decisioni da Bruxelles “al prossimo Consiglio
europeo del 24 e 25 ottobre” biasimando un’Europa ‘pilatesca’ e invocando “nuove misure
giuridiche e politiche”. Attesa oggi a Palazzo Chigi per il Vertice Mare sicuro: che
dovrà stabilire misure più efficaci: navi più grandi, più mezzi e uomini, forse nuove
risorse come i droni per evitare che il Mediterraneo inghiottisca nel silenzio altri
migranti per l’incapacità della politica di offrire loro soccorso ed accoglienza.
Ma
il pattugliamento del Mediterraneo con l’obiettivo di contrastare il traffico di esseri
umani dalle coste nordafricane può essere realmente una soluzione per arginare questa
continua emergenza? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Gabriele Del Grande,
fondatore di Fortess Europe, osservatorio on line sulle vittime dell'immigrazione
verso l’Europa:
R. – Più che
altro, mi sembra che non si cerchi una soluzione a monte. Il problema a monte è la
mobilità. Le persone che si imbarcano per la Sicilia senza passaporto, si rivolgono
al contrabbando perché prima sono passati nelle nostre ambasciate, ma queste gli hanno
negato i visti. Ho conosciuto molte persone arrivate qui che prima di passare per
Lampedusa erano andate nelle nostre ambasciate. Fino a quando l’Europa non abbassa
la soglia per l’ottenimento dei visti, quindi non permette a queste persone di viaggiare
come facciamo noi - con un timbro sul passaporto e imbarcati su un aereo - continueremo
ad assistere a queste tragedie. Sono 25 anni che l’Europa va avanti - dal 1988, quando
sono cominciati gli sbarchi - firmando accordi di polizia, abbiamo costruito carceri
in Libia, abbiamo collaborato addirittura con la polizia di Gheddafi e non siamo mai
riusciti a fermare queste tragedie. In fondo è una logica di mercato: sull’altra riva
del mare c’è una parte di popolazione che chiede accesso alla mobilità, l’Europa criminalizza
quella mobilità e ci sono dei commercianti, dei contrabbandieri, che risolvono la
questione con viaggi senza passaporti. Noi possiamo arrestare, militarizzare, fare
tutto quello che vogliamo, ma finché ci sarà gente che vuole viaggiare e finché quel
viaggio sarà bandito per legge dalle nostre leggi sull’immigrazione, ci sarà qualcuno
che quello stesso viaggio lo offrirà in modo diverso, sicuramente più costoso, più
pericoloso e con tutti i morti che vediamo in questi giorni.
D. - Dunque, una
politica che alimenta questa logica di mercato. Chi sono i trafficanti di uomini?
R.
– In realtà, c’è tutta una retorica sui trafficanti che solo in alcuni casi poi coincide
con la verità. Ad esempio, dalla Tunisia, dall’Algeria molto spesso i viaggi sono
“auto-organizzati”: si tratta di gruppi di ragazzi dei quartieri popolari di Tunisi
o di Algeri che si organizzano, trovano una barca a motore, un gps, un amico comandante
e salpano all’avventura per Lampedusa. La situazione della Libia è molto diversa.
Dalla Libia non partono libici, partono persone di altri Paesi, siriani, eritrei,
somali. Lì, il contrabbando è libico. Prima era legato a uomini del regime, oggi è
legato ad alcune milizie che hanno combattuto contro il regime. Ripeto, loro sono
coloro che sfruttano una situazione. Il problema è a monte! Il problema non sono i
trafficanti. Il problema è la politica che ha criminalizzato il viaggio, che ogni
anno costringe 20-30 mila persone ad affidarsi alle rotte del contrabbando come unica
e ultima possibilità per viaggiare verso l’Europa. In Siria, c’è la guerra e ci sono
due milioni rifugiati siriani che premono sui Paesi confinanti. Molti di loro stanno
tentando di venire in Europa e anche loro non hanno altra possibilità se non quella
di bussare alle porte del contrabbando libico e di viaggiare verso Lampedusa, rischiando
la vita per poi continuare verso la Svezia, la principale meta dei siriani. Perché
i siriani non possono prendere un visto all’ambasciata svedese, anziché affidarsi
al contrabbando, andare a morire in mare e pagare tutti quei soldi?
D. – Chi
rischia la vita spesso non riceve i soccorsi adeguati, anche perché manca ancora un
coordinamento sufficiente da parte di tutti i Paesi dell’Unione Europea…
R.
– Questo è un problema. Se l’Europa deve dare una mano, la dia per il salvataggio.
Non abbiamo bisogno di più navi da guerra per respingere le persone in Libia, non
abbiamo bisogno di costruire carceri e formare polizia libica per arrestare le persone
che sbarcano. Abbiamo bisogno di un dispositivo di salvataggio maggiore, più importante.
Come è possibile che a Lampedusa siano morte più di 300 persone a mezzo miglio dall’isola
senza che prima non fossero state intercettate e soccorse? Come è possibile che anche
ieri questa nave in mezzo al Mediterraneo sia stata intercettata soltanto da un aereo
maltese e non ci fosse lì vicino subito, nell’immediato, una nave per i soccorsi?
Serve un dispositivo maggiore, ma un dispositivo di salvataggio. Inoltre, serve una
parola chiara sulla legge per l’immigrazione che depenalizzi completamente il salvataggio
in mare. Ci sono ancora dei pescatori, dei comandanti di navi civili, che temono di
passare guai con la giustizia per essere accusati di favoreggiamento dell’immigrazione.
Fino a quando l’Europa non semplifica le sue politiche, le sue procedure per l’ottenimento
del visto Schengen, il problema continuerà. Fino a quando le persone che noi oggi
vediamo salpare dalla Libia, arrivare in Italia, e poi continuare il viaggio verso
la Svezia, la Germania o la Francia, fino a quando quelle persone non potranno salire
su un aereo con un visto perché ottenere un visto sarà un po’ più semplice di oggi,
noi continueremo ad assistere a queste tragedie. L’Europa deve trovare il coraggio
che ha avuto, negli anni passati, quando ha liberalizzato completamente i visti sia
per i Paesi dell’Est Europa che per quelli come l’Albania, la Serbia, la Croazia,
la Bosnia. Perché l’Europa ha aperto completamente alla libera circolazione verso
i Paesi dell’Est - con molto coraggio - e non riesce nemmeno a semplificare un minimo
le procedure per i visti nei Paesi della riva sud del Mediterraneo? Perché i siriani,
gli egiziani, gli eritrei, i somali non possono viaggiare in aereo con un visto sul
passaporto e sono costretti a rischiare la vita in mare in questo modo?