Beati 522 martiri spagnoli. Il Papa: il mondo sia liberato da ogni violenza
"Lodiamo il Signore per questi suoi coraggiosi testimoni, e per loro intercessione
supplichiamolo di liberare il mondo da ogni violenza". Con queste parole, Papa Francesco
ha ricordato all'Angelus di ieri, al termine della Messa in Piazza San Pietro, i 522
martiri della persecuzione spagnola beatificati ieri a Tarragona, in Spagna, nella
cerimonia presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle
Cause dei Santi. Ai 30 mila fedeli presenti al rito, il Papa ha inviato anche un videomessaggio,
nel quale ha indicato i martiri come esempio da seguire per uscire da se stessi e
aprirsi a Dio. Il servizio di Roberta Barbi:
“¿Quiénes
son los mártires? Son cristianos ganados por Cristo…”.
“Chi sono i martiri?
Sono cristiani conquistati da Cristo, discepoli che hanno imparato bene il senso di
quell’"amare fino al limite estremo" che portò Gesù sulla Croce”. Papa Francesco mostra
la figura dei martiri in una luce nuova: quella di imitatori dell’amore di Cristo
fino alla fine. Gesù, infatti, sulla Croce ha provato il peso della morte e del peccato,
ma si è affidato interamente al Padre e ha perdonato, ha donato la vita, dimostrando
che non esiste l’amore a rate, a porzioni, ma solo l’amore totale, perché quando si
ama, si ama fino alla fine.
“Dicen los Santos Padres: 'Imitemos a los mártires!'.
Siempre hay que morir un poco para salir de nosotros mismos…”.
“Dicono
i Santi Padri: "Imitiamo i martiri!". Bisogna sempre morire un po’ per uscire da noi
stessi e dal nostro egoismo”. Il Papa invita, così, a implorare l’intercessione dei
martiri per essere cristiani concreti e non mediocri, cristiani di opere e non di
parole, sull’esempio di coloro che erano cristiani fino alla fine: solo in questo
modo saremo “fermento di speranza e artefici di fratellanza e solidarietà”.
Sull’importanza
della testimonianza di chi ha subito il martirio, aveva insistito anche il prefetto
della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale Angelo Amato, presente
oggi alla cerimonia di Tarragona in rappresentanza del Santo Padre, il quale ha definito
i martiri spagnoli, al microfono di Roberto Piermarini, “profeti disarmati
della carità di Cristo”:
“Sono tutte vittime innocenti che affrontarono
carceri, torture, processi ingiusti, umiliazioni e supplizi indescrivibili. È una
schiera immensa di battezzati che seguirono Cristo fino al Calvario per risorgere
con Lui nella gloria della Gerusalemme celeste. La loro beatificazione è un evento
straordinario di grazia”.
Qualcuno li chiama erroneamente caduti della
Guerra civile, ma sono qualcosa di più i martiri dell’ondata anticattolica verificatasi
in Spagna negli anni Trenta del secolo scorso: sono vittime di una persecuzione religiosa
che si proponeva lo sterminio programmato della Chiesa. Tutto ebbe inizio nel 1931
con l’istituzione della Repubblica: allora combattere la monarchia equivaleva a combattere
la Chiesa, ma la situazione degenerò durante la Guerra civile, quando iniziarono la
profanazione delle chiese e perfino delle tombe, la distruzione dei simboli, ma soprattutto
gli omicidi dei credenti. A iniziare le Beatificazioni delle vittime di quel periodo
fu Giovanni Paolo II che, vissuto sotto la scure del nazismo prima e del comunismo
poi, voleva che ci si ricordasse di ciascuno di loro, in un’epoca in cui erano considerati
martiri cristiani solo coloro che erano morti durante le persecuzioni dell’impero
romano. I martiri, invece, che non hanno bisogno di dimostrare virtù eroiche, ma sono
illuminati da una fede per cui vale la pena di dare la propria vita. Tornano con ogni
totalitarismo e ogni dittatura, testimoni che hanno il coraggio di andare controcorrente
senza piegarsi alle leggi mondane. Del loro esempio di persone che perseguono il bene
e non hanno paura di convertirsi ad esso, hanno parlato spesso anche Benedetto XVI
e ora Papa Francesco, come ricorda ancora il cardinale Amato:
“Tutti
siamo chiamati a convertirci alla pace, alla fraternità, al rispetto altrui, alla
serenità nei rapporti umani. Così hanno agito i nostri martiri, così agiscono i Santi
che – come dice Papa Francesco – seguono ‘la strada della conversione, la strada dell’umiltà,
dell’amore, del cuore. Insomma: la strada della bellezza e della santità'”.
Erano
persone che non odiavano nessuno, questi martiri. Al contrario, amavano tutti e a
tutti facevano del bene occupandosi della catechesi nelle parrocchie, dell’insegnamento
nelle scuole, della cura degli ammalati, della carità ai poveri, dell’assistenza agli
anziani e agli emarginati. Il loro è un invito silenzioso al perdono, all’eliminazione
dal cuore del rancore e dell’odio, un messaggio alla pace diretto a tutti e sempre
attuale nel mondo di oggi, come conclude il cardinale Amato:
“Tutti
siamo invitati a convertirci al bene, non solo chi si dichiara cristiano, ma anche
chi non lo é. Per questo la Chiesa invita anche i persecutori a non temere di convertirsi,
a non aver paura del bene, a rigettare il male. Tutti, buoni e cattivi, abbiamo bisogno
di conversione”.