Siria: la diplomazia prepara "Ginevra 2". Proseguono controlli su armi chimiche
In Siria, non si arrestano i combattimenti tra oppositori del regime e militari. Decine
i morti ogni giorno in varie parti del Paese. Secondo fonti locali, l'aviazione ha
bombardato obiettivi vicini a un impianto chimico nella città di Safira, inserito
nella lista dei siti da ispezionare da parte degli inviati dell'Opac, che stanno smantellando
l’arsenale delle armi chimiche di Assad. Frattanto, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu
ha autorizzato il piano del segretario generale, Ban Ki-moon, per la missione congiunta
di Opac e Nazioni Unite in Siria. Intanto, la diplomazia sta lavorando al varo della
Conferenza di pace, la cosiddetta “Ginevra 2”, che dovrebbe tenersi nel novembre prossimo
nella città elvetica. Con quali rapporti di forze la comunità internazionale parteciperà
al vertice? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Giorgio Bernardelli,
esperto di Medio Oriente.
R. – Si arriva
al vertice con dei rapporti di forza comunque molto confusi: se da una parte l’intervento
forte della diplomazia russa ha spianato un po’ la strada verso questa soluzione diplomatica,
restano però tutte le incognite, soprattutto dalla parte della rappresentanza dei
ribelli, dove nelle ultime settimane le divisioni si sono fatte più forti.
D.
– L’aver accettato i controlli e lo smantellamento dell’arsenale chimico può allentare
i sospetti della comunità internazionale nei confronti del governo di Assad?
R.
– Sicuramente. Assad ha fatto una mossa chiaramente politica: l’apertura rispetto
a queste ispezioni e a questo processo di distruzione delle armi chimiche resta un
processo molto complesso, che richiederà molto tempo e che avrà mille incognite. Da
un certo punto di vista, è stata un’apertura di “credito” nei confronti di Assad.
Non dimentichiamo però che la questione delle armi chimiche è solo uno dei nodi sul
tappeto e "Ginevra 2" rappresenta la possibilità di arrivare a una soluzione di equilibrio
che va ben al di là della questione delle armi chimiche. Senza una condizione in cui
si arrivi almeno a una forma di cessate-il-fuoco o di inizio di negoziato, è impensabile
che solo queste azioni per la distruzione dell’arsenale chimico possano avere buon
fine.
D. – A "Ginevra 2" ci potrebbe essere anche la sorpresa del nuovo Iran
del neopresidente Rohani…
R. – Credo che questo sia uno degli aspetti di cui
si parla meno, ma che invece è fondamentale per capire se c’è davvero una prospettiva
reale in questo tentativo di negoziato. Certo, l’intesa tra Stati Uniti e Russia e
il fatto che si cominci a lavorare insieme, tra quelle che erano le due grandi superpotenze,
è importante. Ma non dimentichiamoci che nella guerra in Siria ci sono altri due attori
altrettanto fondamentali: l’Iran e l’Arabia Saudita. Il vero dialogo che può portare
ad una soluzione del conflitto in Siria è quello tra l’Iran ed i sauditi. Senza un
coinvolgimento forte nell’iniziativa di queste due grandi potenze regionali non si
arriverà mai ad una soluzione. Da questo punto di vista, i segnali che Rohani ha lanciato
nella visita negli Stati Uniti con il suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu
possono far pensare che da parte iraniana ci sia una disponibilità in questo senso.