Nigeria: dolore e sconforto per l'omicidio di Afra, missionaria laica al servizio
di giovani e studenti
La comunità cattolica nigeriana piange la morte della missionaria laica originaria
del bresciano, Afra Martinelli. La donna di 78 anni, la metà dei quali spesi per gli
ultimi in Africa, non ha retto alle ferite riportate due settimane fa nel corso di
una rapina nella sua abitazione a Oguashi-Ukwu, nello stato nigeriano del Delta, dove
aveva fondato il “Centro Regina mundi” per giovani e studenti in difficoltà. Al microfono
di Marco Guerra, il fratello Enrico Martinelli ricorda lo spirito che
animava l’instancabile servizio portato avanti da questa donna:
R. – Mi diceva,
proprio l’ultima volta che l’ho vista, che lei sentiva questo desiderio fin dal periodo
delle elementari: “Io voglio andare in Africa!”. Poi più tardi sentiva dentro di lei
un comando: “Devi andare in Africa!”. Il suo inserimento è stato graduale, perché
prima è andata in un Centro – era ancora agli inizi degli anni Ottanta – dove c’erano
corsi per sacerdoti e per laici per prepararli alla nuova evangelizzazione. Poi, in
un’altra diocesi, ha creato un suo Centro chiamato Regina Mundi. Lì si è dedicata
soprattutto alla formazione e all’educazione dei giovani. Il Centro era una scuola
di informatica, dove accoglieva i giovani fornendo loro connessioni Internet per i
loro studi. Li formava e li preparava anche ad azioni di carità, tant’è che aveva
creato un gruppo che aveva chiamato I servitori del Cristo sofferente. Le offerte
chericeveva servivano per darsi delle strutture e per potare un po’ di aiuto
ai più poveri, ai più abbandonati.
D. – C’era una profonda umiltà in sua sorella,
sappiamo che ha rifiutato anche dei riconoscimenti…
R. – In una lettera diceva:
“Devo imparare a dimenticarmi, per poter entrare nella mentalità, nel modo di vivere
di questa gente. Solo allora riuscirò a dialogare”. Lei era vissuta nel nascondimento,
senza apparire mai. Lei era serena, tranquilla… E mi diceva: “Io sono sempre serena,
anche quando non riesco. Perché per alcune opere mi arriva subito l’aiuto economico,
per altre no! Vuol dire che queste Dio le vuole e le altre non erano necessarie”.
D. - Quindi era una carità nel segno di Dio, una carità nella verità…
R.
– La sua giornata era: sveglia alle 4.00; alle 5.00 ora di adorazione; alle 6.00 la
Messa e poi il lavoro. Era veramente una donna di Dio. Non mi domandava mai libri
di qualsiasi genere… Lei mi diceva: “A me basta il Vangelo!”.
D. – Un’intera
comunità adesso la sta piangendo…
R. – Il console di Lagos è rimasto meravigliato
di quanta solidarietà si sia mossa attorno a lei: quasi una passione, quasi un movimento
di amore verso lei. La vogliono là, con loro. Abbiamo accettato che venga sepolta
là. Lì c’è un cimitero, dove ci sono altri missionari sepolti. Il vescovo di Ibadan
- che non è il vescovo della sua diocesi, ma il vescovo che l’aveva chiamata in Africa
– in questi giorni sta in Italia a Milano e ha chiesto che non venga sepolta finché
non arriverà là lui, perché vuole essere presente.