Bosnia-Erzegovina: il card. Puljic chiede di non manipolare i dati del censimento
“È fondamentale che i numeri non vengano manipolati, ma che emerga la vera immagine
della popolazione che vi abita”. Con queste parole l’arcivescovo di Sarajevo, il card.
Vinko Puljiæ, in un’intervista all'agenzia Sir, commenta il censimento in corso in
Bosnia e Erzegovina, il primo del dopoguerra. L’ultimo, infatti, data al 1991. Il
censimento rappresenta una delle condizioni richieste dall’Ue per avviare i negoziati
di ammissione in Europa. Per il porporato “è rilevante che ogni cittadino della Bosnia
ed Erzegovina si senta appartenente a questo Stato e a questo Paese” così come “è
importante che dal censimento emerga la realtà di uno Stato. Nella Bosnia ed Erzegovina
convivono diversi popoli in base all’appartenenza etnica (nazionale) e religiosa.
Con l’identità nazionale si acquisisce anche la lingua con cui parliamo. Per questo
motivo ho invitato i cittadini a pronunciarsi in piena libertà come cittadini della
Bosnia ed Erzegovina, ma secondo la nazionalità (etnia) e la lingua con la quale parlano”.
Chiaro il riferimento ai cattolici, una minoranza nel Paese, esortati dall’arcivescovo,
sin dall’agosto scorso, a dichiararsi cattolici e appartenenti al popolo croato. “Poiché
in Bosnia ed Erzegovina vivono tre popoli costitutivi (il bosgnacco, il serbo, il
croato, ndr) e come tali costituiscono questo Paese e questo Stato, l’esito del censimento
è molto importante, così come lo è il fatto che il risultato sia reale e non manipolato,
perché esso influenzerà la costruzione del governo del Paese. È importante - conclude
- che si eviti ogni tipo di manipolazione della maggioranza sulla minoranza”. (R.P.)