All'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche il Nobel per la Pace
Il Premio Nobel per la Pace 2013 è stato assegnato all'Organizzazione per la proibizione
delle armi chimiche, l’Opac, attualmente impegnata nello smantellamento dell’arsenale
chimico in Siria. L’annuncio ieri ad Oslo. Nella motivazione, si sottolinea proprio
che i recenti eventi a Damasco e non solo hanno messo in luce “la necessità di rafforzare
gli sforzi per mettere al bando” le armi chimiche. Il riconoscimento verrà consegnato
il 10 dicembre. Il servizio di Giada Aquilino:
Fondata nel
1997, quattro anni dopo la firma della convenzione contro l'uso delle armi chimiche,
l’Opac è rimasta sconosciuta ai più fino al 28 settembre scorso, quando con un’apposita
risoluzione il Consiglio di sicurezza dell'Onu l’ha incaricata di controllare - fino
al 30 giugno 2014 - lo smantellamento dell'arsenale chimico del regime di Bashar al
Assad. Ha sede all'Aja ed è diretta dal diplomatico turco, Ahmet Uzumcu. Composta
da 189 Stati membri, dà lavoro a circa 500 persone, con un budget annuale di circa
70 milioni di euro. Il presidente del Comitato per il Nobel, Thorbjoern Jagland, ha
sottolineato come il riconoscimento sia “un messaggio ai Paesi che non hanno ratificato
il Trattato di messa al bando delle armi chimiche". Il segretario generale delle Nazioni
Unite, Ban Ki-moon, nelle scorse settimane ha pensato di creare una "missione comune"
Onu-Opac, composta di 100 uomini operativi sul territorio siriano. La missione iniziale
è cominciata il primo ottobre con l'invio di un team di esperti. La seconda, fino
al primo novembre, dovrebbe consentire la distruzione di tutti gli impianti di produzione
delle armi chimiche. Mentre l'ultima fase, dal primo novembre al 30 giugno 2014, comporterà
la distruzione di circa 1.000 tonnellate di prodotti tossici. Gli esperti dell'Opac
si occupano soprattutto della parte tecnica, mentre l'Onu ha un ruolo di coordinamento
strategico. Di certo si sa che gli esperti delle Nazioni Unite hanno detto di aver
trovato prove dell’utilizzo di gas sarin il 21 agosto alla periferia di Damasco: allora
ci furono 1429 morti. Sul Nobel all'Opac, ascoltiamo Fabrizio Battistelli,
presidente di Archivio Disarmo:
R. - Si tratta di un premio assolutamente di
attualità che ha colto bene il momento: oggi in Siria la situazione consente una soluzione
congiunta politica non armata proprio grazie all’esistenza del sistema delle Nazioni
Unite e del sistema dei Trattati, tra cui la Convenzione per la messa al bando delle
armi chimiche, che tra i suoi organi include proprio l’Opac. Questo ente oggi ha il
compito – dopo aver controllato – di distruggere le armi chimiche.
D. – Nella
motivazione si sottolinea che i recenti eventi in Siria hanno messo in luce la necessità
di “rafforzare gli sforzi per mettere al bando le armi chimiche”, sollecitando i Paesi
che non lo hanno ancora fatto a ratificare il relativo Trattato. Qual è la situazione?
R.
– La situazione è di complessiva e soddisfacente soluzione a questo controllo di armi
assolutamente disumane e per lo più letali, come sono le armi chimiche. In tutto il
mondo hanno firmato 189 Stati. Il punto è che c’è ancora una pattuglia di Paesi che
non hanno firmato o ratificato il Trattato: la ‘solita’ e ‘irriducibile’ Corea del
Nord; Paesi magari non in prima linea dal punto di vista anche del rischio, come l’Angola;
poi ci sono soprattutto i Paesi del Medio Oriente: l’Egitto, la Siria ed Israele.
Quest’ultimo ha firmato la Convenzione per le armi chimiche ma non l’ha ancora ratificata.
E’ la volta buona per cui Egitto e Siria facciano questo passo senza invocare continuamente
la presenza del vicino Israele che non adempie al proprio compito fino in fondo; e
che Israele – consapevole della grandissima utilità di questo strumento che oggi sta
evitando una guerra – voglia unirsi definitivamente al Trattato per il bando delle
armi chimiche.
D. – E’ di queste ore la notizia che il termine per la distruzione
per le armi chimiche in Siria, cioè la prima metà del 2014, sarebbe realistica secondo
il direttore dell’Opac...
R. – Sì, sicuramente. Assad si è impegnato a procedere
con la distruzione delle armi chimiche. L’unico punto interrogativo sono alcune aree
in conflitto: la guerriglia in questo momento è ancora forte e presente in vaste aree
del Paese. Lì si tratterà di trovare una soluzione, anche in questo caso negoziata
con le forze in campo, per consentire alla delegazione mista formata da Opac e Onu
di poter intervenire tempestivamente. Se la volontà politica c’è, è veramente possibile
prendere una soluzione e forse servirà anche come cartina di tornasole per vedere
chi vuole veramente la pace in Siria.
D. – L’Onu ha detto di aver trovato
già prove certe dell’utilizzo di gas sarin il 21 agosto alla periferia di Damasco,
quando ci furono 1429 morti. Secondo lei l’esperienza delle armi chimiche in Siria
potrà ad un certo punto dirsi conclusa?
R. - Sarà conclusa quando in effetti
verranno individuati e puniti i colpevoli. La punizione potrà variare e probabilmente
essa stessa sarà frutto di un negoziato politico.