2013-10-11 11:50:44

All'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche il Nobel per la Pace


Il Premio Nobel per la Pace 2013 è stato assegnato all'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, l’Opac, attualmente impegnata nello smantellamento dell’arsenale chimico in Siria. L’annuncio ieri ad Oslo. Nella motivazione, si sottolinea proprio che i recenti eventi a Damasco e non solo hanno messo in luce “la necessità di rafforzare gli sforzi per mettere al bando” le armi chimiche. Il riconoscimento verrà consegnato il 10 dicembre. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

Fondata nel 1997, quattro anni dopo la firma della convenzione contro l'uso delle armi chimiche, l’Opac è rimasta sconosciuta ai più fino al 28 settembre scorso, quando con un’apposita risoluzione il Consiglio di sicurezza dell'Onu l’ha incaricata di controllare - fino al 30 giugno 2014 - lo smantellamento dell'arsenale chimico del regime di Bashar al Assad. Ha sede all'Aja ed è diretta dal diplomatico turco, Ahmet Uzumcu. Composta da 189 Stati membri, dà lavoro a circa 500 persone, con un budget annuale di circa 70 milioni di euro. Il presidente del Comitato per il Nobel, Thorbjoern Jagland, ha sottolineato come il riconoscimento sia “un messaggio ai Paesi che non hanno ratificato il Trattato di messa al bando delle armi chimiche". Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nelle scorse settimane ha pensato di creare una "missione comune" Onu-Opac, composta di 100 uomini operativi sul territorio siriano. La missione iniziale è cominciata il primo ottobre con l'invio di un team di esperti. La seconda, fino al primo novembre, dovrebbe consentire la distruzione di tutti gli impianti di produzione delle armi chimiche. Mentre l'ultima fase, dal primo novembre al 30 giugno 2014, comporterà la distruzione di circa 1.000 tonnellate di prodotti tossici. Gli esperti dell'Opac si occupano soprattutto della parte tecnica, mentre l'Onu ha un ruolo di coordinamento strategico. Di certo si sa che gli esperti delle Nazioni Unite hanno detto di aver trovato prove dell’utilizzo di gas sarin il 21 agosto alla periferia di Damasco: allora ci furono 1429 morti. Sul Nobel all'Opac, ascoltiamo Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio Disarmo:

R. - Si tratta di un premio assolutamente di attualità che ha colto bene il momento: oggi in Siria la situazione consente una soluzione congiunta politica non armata proprio grazie all’esistenza del sistema delle Nazioni Unite e del sistema dei Trattati, tra cui la Convenzione per la messa al bando delle armi chimiche, che tra i suoi organi include proprio l’Opac. Questo ente oggi ha il compito – dopo aver controllato – di distruggere le armi chimiche.

D. – Nella motivazione si sottolinea che i recenti eventi in Siria hanno messo in luce la necessità di “rafforzare gli sforzi per mettere al bando le armi chimiche”, sollecitando i Paesi che non lo hanno ancora fatto a ratificare il relativo Trattato. Qual è la situazione?

R. – La situazione è di complessiva e soddisfacente soluzione a questo controllo di armi assolutamente disumane e per lo più letali, come sono le armi chimiche. In tutto il mondo hanno firmato 189 Stati. Il punto è che c’è ancora una pattuglia di Paesi che non hanno firmato o ratificato il Trattato: la ‘solita’ e ‘irriducibile’ Corea del Nord; Paesi magari non in prima linea dal punto di vista anche del rischio, come l’Angola; poi ci sono soprattutto i Paesi del Medio Oriente: l’Egitto, la Siria ed Israele. Quest’ultimo ha firmato la Convenzione per le armi chimiche ma non l’ha ancora ratificata. E’ la volta buona per cui Egitto e Siria facciano questo passo senza invocare continuamente la presenza del vicino Israele che non adempie al proprio compito fino in fondo; e che Israele – consapevole della grandissima utilità di questo strumento che oggi sta evitando una guerra – voglia unirsi definitivamente al Trattato per il bando delle armi chimiche.

D. – E’ di queste ore la notizia che il termine per la distruzione per le armi chimiche in Siria, cioè la prima metà del 2014, sarebbe realistica secondo il direttore dell’Opac...

R. – Sì, sicuramente. Assad si è impegnato a procedere con la distruzione delle armi chimiche. L’unico punto interrogativo sono alcune aree in conflitto: la guerriglia in questo momento è ancora forte e presente in vaste aree del Paese. Lì si tratterà di trovare una soluzione, anche in questo caso negoziata con le forze in campo, per consentire alla delegazione mista formata da Opac e Onu di poter intervenire tempestivamente. Se la volontà politica c’è, è veramente possibile prendere una soluzione e forse servirà anche come cartina di tornasole per vedere chi vuole veramente la pace in Siria.

D. – L’Onu ha detto di aver trovato già prove certe dell’utilizzo di gas sarin il 21 agosto alla periferia di Damasco, quando ci furono 1429 morti. Secondo lei l’esperienza delle armi chimiche in Siria potrà ad un certo punto dirsi conclusa?

R. - Sarà conclusa quando in effetti verranno individuati e puniti i colpevoli. La punizione potrà variare e probabilmente essa stessa sarà frutto di un negoziato politico.

Ultimo aggiornamento: 12 ottobre







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