Il primo ministro libico Ali Zeidan è stato rapito stamani all'alba da un gruppo armato
e portato in un luogo sconosciuto. Lo ha reso noto il governo, che in una breve nota
ha pure sottolineato che i rapitori potrebbero essere ex ribelli. Sentiamo il servizio
di Salvatore Sabatino:
Si trovava nell’albergo
Corinthia di Tripoli il premier Ali Zeidan quando un gruppo armato ha fatto irruzione
e lo ha portato via. Un rapimento, probabilmente per mano di ex guerriglieri, che
fa scendere sulla Libia una cappa di tensione ed instabilità; ancor più pesante di
quanto non fosse prima, per un Paese che sta cercando di ritrovare la propria strada
dopo il lungo regime di Gheddafi, la caduta del rais, le divisioni tribali e le violenze
quotidiane. Un percorso in salita, che era stato affidato proprio a Zeidan, messo
a capo di un governo non a caso definito di transizione. Un leader debole, secondo
molti osservatori; tanto debole da non riuscire a fronteggiare le divisioni regionali
e l’emergere sempre più prepotente dei “signori della guerra”; ex di Gheddafi oggi
potentissimi commercianti di armi, in grado di controllare intere aree del Paese grazie
ai loro eserciti personali. La Libia come un immenso deposito di armamenti, insomma,
da cui attingono guerriglieri provenienti da più Paesi, e comunque riconducibili alla
galassia di Al Qaeda. Solo pochi giorni fa Zeidan aveva sollevato la questione, chiedendo
una cooperazione internazionale per fronteggiare il traffico di armi che travalica
i confini nazionali, mettendo a rischio l’intera regione nordafricana. Dichiarazioni
che evidentemente non sono piaciute a qualcuno.