2013-10-09 15:25:46

Rapporto Ocse: flussi migratori in aumento ma con livelli inferiori a quelli pre-crisi


I flussi migratori aumentano nei Paesi dell’Ocse ma registrano livelli ben inferiori rispetto a quelli che hanno preceduto la crisi. Registra un incremento anche la mobilità all’interno dell’Unione Europea. Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto Ocse 2013, “Prospettive sulle migrazioni internazionali”, presentato a Roma. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3

Nel periodo 2001- 2011 l'immigrazione ha contribuito per il 40% alla crescita totale della popolazione nell'area dell’Ocse. Sul piano economico, i flussi migratori non hanno invece un’incidenza rilevante, in positivo o in negativo, sui bilanci statali. Johnatan Chaloff, analista della Divisione delle Migrazioni Internazionali dell’Ocse:

R. – Quello che emerge è che l’immigrazione non è un costo per i Paesi di destinazione, non è neanche una cura per un bilancio pubblico in disavanzo. Quindi, l’immigrazione non ha un grosso impatto fiscale. Questo è importante da tenere presente, perché la percezione è spesso quella di un impatto negativo importante oppure che in qualche modo gli immigrati possano risolvere il problema della sostenibilità dei sistemi pensionistici. Il primo risultato di questo rapporto, dunque, è che l’immigrazione non ‘fa male e non fa bene al bilancio’, non cambia molto il quadro. Secondo, l’immigrazione è continua anche in tempi di crisi e comincia a riprendersi. Questa ripresa è legata a delle trasformazioni nel mercato del lavoro e pressioni demografiche in alcuni Paesi.

D. – Aumenta anche la mobilità all’interno dell’Europa. Polonia e Romania figurano tra i primi Paesi di origine dell’immigrazione verso Stati dell’Ocse…

R. – Sì, c’è l’aumento della mobilità. Spesso sono disoccupati che tornano a casa ed è un flusso altrettanto importante rispetto a quello di chi parte per cercare lavoro in altri Paesi.

Il Mediterraneo è diventato un muro che divide popoli e nazioni. Bisogna creare un’area di libero scambio che inglobi Paesi europei e nordafricani. Questa la convinzione espressa dal prof. Antonio Golini, docente di sviluppo sostenibile e flussi migratori presso l'università Luiss di Roma:

R. – Il muro è evidente, perché divide il benessere dal malessere economico, una piena libertà civile e politica che abbiamo a Nord del Mediterraneo da condizioni sociali e politiche non di pieni diritti, come l’intendiamo noi. Effettivamente è proprio un nuovo muro – io dico – perché è simile a quello che si aveva nella cortina di ferro, quando c’era l’Ovest e l’Est europeo.

D. – La creazione di un’area di libero scambio ‘Europa-Mediterraneo’ potrebbe far breccia in questo muro?

R. – Io credo che non solo potrebbe far breccia, ma è assolutamente necessaria, perché aiuterebbe la crescita economica non solo del Nord Africa, ma anche del Mezzogiorno italiano, che così avrebbe nuovi sbocchi. Per di più, la crescita del Nord Africa potrebbe drenare parte della fortissima immigrazione, che inevitabilmente si avrà dall’Africa sub sahariana.

I flussi migratori in uscita dai Paesi colpiti dalla crisi e in modo particolare dagli Stati dell’Europa del Sud – si sottolinea infine nel rapporto Ocse - hanno fatto registrare, dal 2009 al 2011, un’accelerazione del 45%.







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