Il card. Sandri: Papa vicino ai superstiti di Lampedusa; suo elemosiniere nell'isola,
mai accaduto prima
Prima di partecipare all’udienza generale, i vescovi della Chiesa di tradizione alessandrina
di Etiopia ed Eritrea hanno concelebrato con il cardinale Leonardo Sandri, prefetto
della Congregazione per le Chiese Orientali, una Messa di suffragio per le vittime
del tragico naufragio avvenuto al largo dell’isola di Lampedusa. Il rito si è svolto
all’altare del Sepolcro di San Pietro, nelle Grotte della Basilica Vaticana. Sergio
Centofanti ha intervistato il cardinale Sandri:
R. - Nell’omelia
ci siamo riallacciati alle parole della lettura di Giona: ad un certo punto si legge:
“… sarebbe meglio morire che vivere!”. Ho ripreso questa frase che abbiamo ascoltato
anche da un giovane eritreo sopravvissuto a questa catastrofe di Lampedusa. Ci siamo
così messi in sintonia con tanti giovani, con tante donne, con tante persone adulte
che fuggono dall’Eritrea e dall’Etiopia che, a volte, a causa della situazione che
vivono nel loro Paese, si trovano ad esclamare - come si legge nel Libro di Giona
– “Sarebbe meglio morire che vivere!”. E invece, dalla Parola di Dio abbiamo richiamato
tutto al Padre Nostro del Vangelo, per mettere tutta la nostra fiducia nel Signore
che dovrà aiutarci a superare queste situazioni così difficili. Abbiamo pregato per
i defunti, per le loro famiglie; abbiamo cercato di diffondere con la nostra preghiera
una luce di vicinanza, di amicizia, di carità, di amore per tutti i sopravvissuti.
D.
- Che cosa chiedono i vescovi di queste Chiese alla comunità internazionale?
R.
- Alla comunità internazionale chiedono un aiuto per fare in modo che la gente non
debba fuggire dal proprio Paese, che ci sia libertà, democrazia, la possibilità di
vivere umanamente in questi Paesi e disporre delle cose che riteniamo minime per poter
portare avanti una vita umana, e quindi, che l’Occidente e i Paesi della comunità
internazionale possano aiutarli a restare in patria e a non fuggire attraverso questi
pellegrinaggi della morte, sia nel deserto, sia nel mare.
D. - Il Papa sta
seguendo da vicino la situazione ed ha inviato il suo elemosiniere a Lampedusa …
R.
– È stato un gesto veramente importante. L’elemosiniere è legato più intimamente alla
persona del Papa. Non era mai accaduto che il Papa lo mandasse fuori Roma, perché
lui sta qui a Roma per aiutare i poveri che si avvicinano al Papa qui a Roma. Invece,
mandarlo a Lampedusa significa che il Papa vuole essere vicino a queste persone sopravvissute
e pregare per coloro che sono morti.