Siria: pressing di Usa e Russia sull’Onu per la Conferenza Ginevra 2. Iniziato lo
smantellamento dell’arsenale chimico
Soddisfazione nella comunità internazionale per l’avvio in Siria delle operazioni
di smantellamento dell’arsenale chimico. Stati Uniti e Russia, intanto, fanno pressioni
all’Onu affinchè entro novembre si tenga la Conferenza di pace “Ginevra 2”.Marina
Calculli:
I toni tra Stati Uniti e Russia sono decisamente ben diversi
rispetto solo a qualche settimana fa. Dal vertice indonesiano dell’Apec (La cooperazione
asia-pacifico) il Segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli esteri russo
Lavrov hanno concordato sull’opportunità di fare pressioni all'Onu perche "il prima
possibile" si tenga una conferenza di pace sulla Siria. Il cosiddetto “Ginevra 2”
è stato posticipato a oltranza dallo scorso maggio ma il nuovo clima collaborativo
all’interno della comunità internazionale potrebbe accelerarne i tempi. Molti parlano
di una data non più tardi della seconda settimana di novembre. Kerry è poi tornato
a lodare "la collaborazione della Siria” nel processo di smantellamento del suo arsenale
chimico. Si tratta senza dubbio di un successo diplomatico per Bashar al-Assad, ben
lontano dai tempi in cui i grandi del mondo asserivano in coro: “Assad must go”, “Assad
deve lasciare il potere”. L'Onu ha infatti confermato che la demolizione o la messa
fuori uso di testate missilistiche, bombe e apparecchiature per la produzione di prodotti
chimici è già partita. Dal terreno, intanto, dove si continua a combattere, giunge
una speranza per Padre dall’Oglio, il gesuita rapito dall’organizzazione quaedista
“lo Stato islamico per l’Iraq e il Levante” alla fine di luglio scorso. Padre Paolo
sarebbe stato avvistato sabato nel nord della Siria.
Sullo smantellamento dell’arsenale
chimico siriano, il più grande del Medio Oriente e il quarto al mondo, e sulla posizione
del presidente Assad in questo momento particolarmente delicato, Roberta Gisotti
ha intervistato il prof. Massimo Campanini, docente di Storia dei Paesi islamici
all’Università di Trento:
D. – Professor
Campanini, una buona notizia in assoluto o ci sono incognite da valutare? Ad esempio,
quale contropartita può avere chiesto Assad per questa – possiamo dire – "resa"?
R.
– Io non credo che sia necessario che Assad abbia voluto contropartite. Per come si
è svolta la crisi, e per come si è risolta, ha significato un irrobustimento e un
consolidamento di Assad, il quale ha trovato una sponda solida nella Russia, ha fatto
perdere la faccia a Obama e agli Stati Uniti, e poi è stato riconosciuto come un interlocutore.
Quindi, dal punto di vista strettamente diplomatico, io credo che tutto si sia risolto
con un consolidamento e una vittoria politica da parte di Assad. Che poi si tratti
veramente di un risultato decisivo, tenendo conto che è probabile o comunque possibile
che l’uso delle armi chimiche non si sia limitato soltanto al regime di Assad ma che
sia stato anche dei ribelli, e quanto poi lo smantellamento dell’arsenale del regime
senza che venga smantellato l’arsenale dei ribelli – o il fatto se poi Assad smantellerà
veramente sotto il controllo internazionale questo arsenale – lascia tutta la questione
in pregiudicato. Mi pare che sostanzialmente si sia fatto molto rumore per nulla e
che la montagna abbia partorito un topolino.
D. – Stati Uniti e Russia si sono
detti, ora, favorevoli a fissare quanto prima una data per una conferenza di pace
e per questo faranno ‘pressioni’ sull’Onu. Questo comunque fa sperare nella fine delle
ostilità, fa ben sperare per la popolazione?
R. – Allo stato attuale delle
cose, nessuno dei due contendenti sembra in grado di vincere militarmente la partita,
per cui il fatto di pervenire a una conferenza di pace che possa condurre gli interlocutori
ad un tavolo di trattative, mi sembra comunque un risultato positivo, anche perché
obiettivamente Assad non potrà più ripresentarsi con lo stesso schema di potere e
di controllo della società siriana, perché bene o male il suo ruolo è stato intaccato
e la sua funzione di dittatore, di capo assoluto, di dominatore incontrastato della
scena politica siriana è stato rimesso in discussione. Di conseguenza, credo che comunque
i rivoltosi avranno modo di strappare ad Assad delle concessioni e contemporaneamente
Assad potrà dire e sbandierare di fronte all’opinione pubblica internazionale, di
avere respinto gli assalti, di aver vinto in qualche modo la sua guerra, perché un
incontro di pace vuol dire automaticamente che egli resta al potere: con poteri diminuiti,
sicuramente, però indubbiamente rimane al potere. Comunque, penso che lo sbocco di
questa situazione senza via d’uscita sia quello di un’intesa generale, in cui possano
intervenire le forze e le potenze internazionali, come gli Stati Uniti e come la Russia,
e in qualche modo trovino un terreno di convergenza diplomatica e politica tra i due
contendenti.