Pakistan: un santuario per le vittime cristiane di Peshawar, ancora senza indennizzo
del governo
“Sono tuttora scioccato per le tante perdite umane: è il peggiore incidente che colpisce
una chiesa della nostra diocesi”. Sono parole ancora piene di sconcerto quelle del
vescovo anglicano di Peshawar, mons. Peter Humphrey Sarfraz, sull’attentato di due
kamikaze islamisti, avvenuto lo scorso 22 settembre alla chiesa di ‘Tutti i Santi’,
nel cui cortile ora un piccolo santuario commemorativo ricorda le decine di fedeli
cristiani rimasti uccisi. Secondo la lista definitiva fornita da mons. Sarfraz all’agenzia
Fides, 126 fedeli cristiani sono morti e altre 166 persone sono rimaste ferite nell’attacco
islamista, rivelatosi “un atto di violenza contro cristiani innocenti, che sono veri
martiri”. “Il mio cuore gronda di dolore. I cristiani si ritengono veri pakistani:
abbiamo sacrificato molto per questa patria”, ha detto mons. Sarfraz, mentre il risarcimento
promesso dal governo provinciale, di 500.000 rupie (4.700 dollari) per le famiglie
delle vittime e 200.000 rupie (circa 1.900 dollari) per i superstiti rimasti gravemente
invalidi, tarda ad arrivare. La strage, riferisce a Fides il pastore anglicano Ijaz
che guidava la liturgia in chiesa il giorno dell'esplosione, ha colpito una zona dove
risiedono circa 500 famiglie cristiane. I residenti sono perlopiù cittadini poveri
ed emarginati. Molti di loro lavorano come operatori sanitari o sono operai sfruttati
e sottopagati. Sulla strage, notano fonti locali di Fides, vi sono tuttora polemiche.
Molti feriti, lamentano i fedeli locali, avrebbero potuto essere salvati. Numerosi
sono morti per mancanza di un trattamento di emergenza e per le carenze del personale
ospedaliero. Le vittime sono state collocate in bare senza alcuna identificazione
e le famiglie dei feriti gravi non sono state avvisate, per cattiva amministrazione.
Le famiglie hanno così perso l'occasione di dare un ultimo saluto ai loro cari, poi
deceduti. Un incidente, che ha causato ira e rabbia e testimoniato l’inadeguatezza
dei servizi ospedalieri: due feriti sono stati considerati erroneamente morti e posti
nelle bare; solo dopo i lamenti di dolore sono stati liberati. (C.S.)