Fao, sicurezza alimentare. Stamoulis: agricoltura per eliminare la fame, serve volontà
politica
“Vedo molte sfide davanti a noi, ma progressi e successi su cui possiamo costruire”.
Cosi José Graziano da Silva, direttore generale della Fao, si è espresso in apertura
a Roma del Comitato per la sicurezza alimentare mondiale (Cfs). Ancora oggi, 842 milioni
di soffrono la fame in ogni angolo del pianeta, 30 milioni in meno rispetto lo scorso
anno. Una buona notizia, ma cosa di può fare di più per garantire il diritto al cibo
per tutti. Roberta Gisotti lo chiesto al segretario del Comitato, Kostas
Stamoulis, economista della Fao:
R. – Prima di
tutto, mettere il problema della fame al centro degli sforzi per lo sviluppo sia a
livello internazionale che regionale, che a livello di Paese. Esprimere cioè la volontà
politica di eliminare la fame nel mondo, mettendo in piedi politiche e risorse per
farlo. Poi, promuovere lo sviluppo dell’agricoltura, specialmente dei contadini più
poveri, e i sistemi di protezione sociale, che sono - anch'essi - elementi indispensabili
per una lotta contro la fame.
D. – Dottor Stamoulis, il 75% delle persone più
povere sappiamo che abita nelle zone rurali e già da molti anni le agenzie dell’Onu
- Fao e Ifad, in particolare - raccomandano di investire nell’agricoltura e nei progetti
su piccola scala. Ma i Paesi sembra che abbiano puntato piuttosto sulla finanza "creativa"
per incrementare il loro Pil e massima parte dei più poveri - va detto - sono rimasti
i più poveri. Forse, il Comitato dovrebbe avere una voce più forte ed efficace?
R.
– Sì, ha ragione. Ci sono tanti organismi internazionali, donatori bilaterali e varie
altre organizzazioni che cercano di promuovere l’agricoltura piccola. Però, il fatto
che il Comitato della sicurezza alimentare mondiale, che è una piattaforma globale
dove partecipano tutti quelliche possono contribuire allo sviluppo delle strategie
per la sicurezza alimentare – governi, organizzazioni della società civile, settore
privato, e organizzazioni internazionali – abbia ora messo il problema dei piccoli
agricoltori come oggetto di discussione e raccomandazione, questo avrà un grande peso
sulle decisioni del futuro.
D. – Forse, i lavori di questo Comitato dovrebbero
avere maggiore eco sui media, perché i popoli sappiano quando la politica disattende
i loro bisogni…
R. – Sicuramente, il Comitato non ha i mezzi per forzare le
sue raccomandazioni e applicazioni e sta poi ai governi dei vari Paesi implementarle.
Però, com’è successo già con altre decisioni che ha preso il Comitato, credo che la
volontà politica di avere più attenzione sui problemi dei piccoli agricoltori sarà
rafforzata come risultato di decisioni prese da questo Comitato.
D. – Quali
punti di contatto tra i lavori del Comitato e la riunione ministeriale, in corso pure
a Roma, sui prezzi alimentari internazionali?
R. – Sono due eventi indipendenti
nella stessa settimana. Il segnale significativo è che i ministri hanno focalizzato
la loro discussione sul legame tra la volatilità dei prezzi e la sicurezza alimentare.
E’ importante che questi eventi esprimano una certa volontà politica di fare qualcosa
per diminuire l’impatto negativo della volatilità dei prezzi sulla sicurezza alimentare.
Questo è molto significativo.