Carceri. Per Napolitano Italia in condizione "umiliante". Intervista col capo dei
cappellani
“L’Italia viene a porsi in una condizione umiliante sul piano internazionale per violazione
dei principi sul trattamento umano dei detenuti”. Lo ha scritto il presidente Giorgio
Napolitano nel suo messaggio alle Camere sull’emergenza carceri. Per il Capo dello
Stato bisogna agire urgentemente per limitare il sovraffollamento. Dunque bisogna
valutare la possibilità “aministia e indulto”, “depenalizzazione” e “domiciliari”.
Sull’efficacia delle pene alternative Alessandro Guarasci ha sentito don Virgilio
Balducchi, ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane.
R. - Nell’immediato
non risolverebbe il problema, perché le norme prevedono tutte già abbondantemente
le pene alternative, ma i meccanismi burocratici di applicazione di queste norme,
così come sono oggi, rendono molto difficile la loro applicazione. Ci sono troppi
- diciamo - attori che devono dire “sì” per una pena alternativa al carcere per chi
finisce in carcere. Quindi dire che, in ogni caso, una delle soluzioni è sicuramente
dare maggiori pene alternative, ha senso se si entra nell’ottica di un cambiamento
giuridico che fa vedere la pena alternativa come non pena carcere, cioè che non si
fa il carcere, ma si fa l’affidamento probation.
D. - Nell’immediato
quello che regge sono o amnistia o indulto?
R. - Nell’immediato, per risolvere
il problema oggettivo di oggi del sovraffollamento, non rimane che quello nella concretezza.
E’ chiaro che se avviene solo quello, in particolare se poi dopo non si fanno le riforme
strutturali, come giustamente ha detto il Capo dello Stato, ricomincia tutto il meccanismo
per cui si cresce di nuovo nell’entrata del carcere. Bisogna produrre la riforma dell’amministrazione
della giustizia.
D. - Serve intervenire, secondo lei, anche con più fondi
per progetti che poi siano finalizzati al reinserimento? Su questo l’Italia fa sempre
molto poco…
R. - Questo è un altro aspetto di concretezza, perché porre delle
persone con l’indulto al di fuori del carcere, viste le situazioni che sono oggi in
carcere - tossicodipendenti, malati mentali, immigrati irregolari - senza degli strumenti
di accoglienza e di accompagnamento, vuol dire buttarli sulla strada. Di che cosa
vivranno? Naturalmente possiamo ipotizzare che se non hanno soluzioni positive, useranno
i metodi che usavano prima. E’ una questione di accoglienza e di solidarietà, che
veda nello strumento di pena esterna al carcere, con tutti i vincoli che si possono
immaginare, uno strumento principe.