2013-10-07 14:29:51

Presidenziali in Etiopia: il Parlamento ha eletto Mulatu Teshome


È Mulatu Teshome il nuovo presidente dell'Etiopia. Lo ha deciso il Parlamento di Addis Abeba. L'ex capo di Stato, Girma Wolde-Giorgis, dell’etnia maggioritaria Oromo, è stato in carica oltre dieci anni. Anche Teshome è del medesimo gruppo etnico. Nei giorni scorsi nella capitale si sono registrate tensioni per le contestazioni alla vigente normativa antiterroristica, criticata da alcune organizzazioni di difesa dei diritti umani che la giudicano diretta a reprimere l’opposizione politica. Sulle presidenziali, Giada Aquilino ha intervistato la collega dell’Agenzia missionaria Misna Alessia De Luca, esperta di Paesi dell’Africa orientale:RealAudioMP3

R. – In base alla legge, il nuovo capo dello Stato ricoprirà questa carica per un periodo di sei anni. Le nostre fonti ad Addis Abeba hanno confermato l’alta presenza di militari per le strade, durante la seduta del Parlamento. L’ex presidente Girma Wolde-Giorgis ha ricoperto due mandati ed è anziano e malato. La maggior parte dei poteri amministrativi ed esecutivi è affidata comunque al primo ministro e il presidente della Repubblica riveste principalmente un ruolo istituzionale e rappresentativo.

D. – Che Paese è oggi l’Etiopia, tra i più popolosi d’Africa?

R. – L’Etiopia è un Paese di 84 milioni di abitanti, di cui un 43 per cento cristiani ortodossi e un 33 per cento musulmani. E’ una delle economie più in crescita di tutto il Continente africano ed anche della zona dell’Africa orientale, del Corno d’Africa. L’anno scorso è morto il leader Meles Zenawi, che è stato al potere per più di 20 anni, che ha rovesciato la dittatura di Mengistu. L’Etiopia è, comunque, un Paese in cui rimangono grandi incognite e grandi sfide, come quella soprattutto della convivenza tra etnie diverse, oltre al fatto che formalmente l’Etiopia è ancora in guerra con la vicina Eritrea, anche se è stata raggiunta una tregua. Scontri sporadici, però, avvengono ancora lungo il confine, che comunque è un’area molto turbolenta.

D. – Dopo la grave carestia del 1984-1985, qual è la situazione alimentare in Etiopia oggi?

R. – Sono stati fatti indubbiamente dei passi avanti, ma ciclicamente si ripropongono delle situazioni di carestia soprattutto nella regione dell’Ogaden, che è a maggioranza somala, dove non è consentito l’accesso alle organizzazioni umanitarie e alla Croce Rossa. Noi sappiamo, quindi, poco o nulla di quello che avviene in questa zona.

D. – Dopo il recente attacco dei miliziani somali Al Shebaab al centro commerciale di Nairobi, in Kenya, il premier etiope Hailemariam Desalegn ha fatto sapere che non ritirerà le truppe del proprio Paese dalla Somalia. Perché Addis Abeba è presente in Somalia, come d’altra parte militari di altri Paesi africani?

D. – Addis Abeba ha schierato le sue truppe in Somalia, una prima volta nel 2006. Di recente è rientrata in territorio somalo per salvaguardare e controllare il confine comune. Quindi, tutta la zona di Beledweyne, per esempio, è pattugliata da militari etiopi. Ovviamente, una cosa che non si può non notare appena si guarda la cartina del Corno d’Africa, è che l’Etiopia - dopo la secessione dell’Eritrea - è l’unico Paese che non ha accesso al mare. Indubbiamente, la sua presenza e la sua attenzione alle zone del centro-sud della Somalia sono legate anche al fatto che la strada per raggiungere il mare, per l’Etiopia, potrebbe passare appunto anche attraverso la Somalia. Ha tutto l’interesse, quindi, che questa zona sia percorribile.

Ultimo aggiornamento: 8 ottobre







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