Centrafrica: nuove violenze a Bangassou, riunione all'Ua
Almeno 14 persone hanno perso la vita nell’ultima ondata di violenze che si è verificata
nella remota città orientale di Bangassou, causando anche la fuga di migliaia di persone.
“Gli ultimi quattro civili uccisi sono cristiani”: il bilancio è stato riferito dal
vescovo locale, mons. Juan José Aguirre, aggiungendo che “alla sede della diocesi
stiamo facendo fronte all’arrivo di migliaia di donne, bambini e uomini in cerca di
un rifugio”. Ancora una volta - riferisce l'agenzia Misna - la responsabilità degli
ultimi disordini è stata assegnata agli uomini della coalizione ribelle Seleka, che
ha preso il potere con un colpo di stato lo scorso 24 marzo. Da allora le nuove autorità
di transizione, a cominciare dall’ex capo ribelle proclamato presidente, Michel Djotodia,
non riescono a ristabilire l’ordine e la sicurezza su tutto il territorio nazionale.
Nonostante il perdurare delle violenze, la scorsa settimana il governo ha deciso di
rimuovere il coprifuoco decretato all’indomani del putsch militare. A Bangassou, 750
km ad est di Bangui, il confronto violento è cominciato martedì scorso, quando i cristiani
sono scesi in piazza per protestare contro gli abusi dei ribelli Seleka, a maggioranza
musulmana, stabiliti in città. Abitanti musulmani assieme ai combattenti armati hanno
cercato di bloccare la marcia: nei disordini successivi dieci persone sono morte,
lo stesso numero dalle due parti. L’incapacità delle nuove autorità di riprendere
la situazione in mano, in mancanza di forze di sicurezza competenti e di mezzi militari,
sta spingendo la comunità regionale ad intervenire in Centrafrica, dove ha già dispiegato
un suo contingente (Fomac) di 2.000 uomini. Oltre ai Paesi vicini della Comunità degli
Stati dell’Africa centrale (Ceeac) anche l’Unione Africana (Ua), la Francia e l’Onu
dovrebbero contribuire alla futura Missione di stabilizzazione africana in Centrafrica
(Misca), con 3.600 soldati da dispiegare prima del 2014. Proprio oggi ad Addis Abeba,
sede dell’Unione Africana, si terrà una riunione di esperti militari per definire
la strategia dell’operazione, pianificare il suo dispiegamento, valutarne le necessità
in uomini ed equipaggiamenti. Dal punto di vista finanziario, un sostegno arriverà
dall’Unione Europea (Ue), dalla Francia e dall’Onu. Entro la fine del mese il Consiglio
di sicurezza dovrebbe approvare una prima risoluzione sul Centrafrica, presentata
da Parigi, per formalizzare il sostegno alla missione dell’Unione Africana. Ricco
di oro, uranio e diamanti, il Centrafrica è un Paese altamente instabile e con rapporti
difficili con i vicini, in particolare il Ciad, la cui popolazione di 4,5 milioni
di abitanti sopravvive nella povertà. (R.P.)